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Appendino premier: l'idea che piace a Grillo scatena l'ira di Di Maio

Il sindaco di Torino sarebbe il nome ideale, pesano i veti interni. E lei pensa allo strappo

Appendino premier: l'idea che piace a Grillo scatena l'ira di Di Maio

Chiara e lo Scuro. I Cinque Stelle che volano nei sondaggi, staccano il Pd di oltre 5 punti, puntano «al 36%, poi si vedrà», ma fanno dichiarare a uno dei loro capetti che l'obiettivo è il «40% per governare da soli l'Italia». Il capetto è il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, lo Scuro del Movimento in questo momento di euforia alle stelle. Perché al 40% è difficile, quasi impossibile, arrivare e il M5S comunque vincerà, ma visto che l'obiettivo (legittimo) è quello di occupare il potere allora una soluzione bisognerà trovarla. La soluzione si chiama, appunto, Chiara Appendino, sindaca di Torino.

Chiara e lo Scuro, il movimento che si interroga, che prende tempo, alla faccia di Di Maio: lui, caduto Renzi, voleva rifare legge elettorale e governo in un fine settimana. E invece gli altri prendono tempo. Sbraitano «tutti a casa», ma sfruttano il momento per cercare soluzioni alternative. Così è nata la voglia di Chiara Appendino per un Movimento di governo, una «candidatura» da portare avanti insieme ad altre idee che permettessero di raggiungerla. Il piano doveva restare coperto un altro mese, almeno fino a quando il Pd non si fosse schiantato contro un nuovo scoglio: l'occasione propizia sarebbe arrivata poco dopo la metà di aprile, dopo l'assemblea straordinaria del Monte dei Paschi, la banca senese che tra mille traversie è stata per decenni la cassaforte della sinistra. A quel punto il consenso elettorale del M5s può arrivare «subito al 36%, matematico» sostengono dalla pancia del Movimento. Poi, nel fine settimana, la pancia ha iniziato a brontolare e a chiacchierare, la «candidatura» Appendino è venuta allo scoperto. Lei non l'ha presa benissimo, Di Maio (che si sentiva già premier) l'ha presa peggio. E si è fatto scuro. Protestando: «Non si può saltare da una poltrona all'altra». È stata la contromossa del vicepresidente della Camera. Grillo e Casaleggio, con la solita votazione web-taroccata, volevano aggirare il primo ostacolo: abolire il vincolo dei due mandati e aprire a una terza candidatura, per un altro incarico. Di Maio, rosicando, ha buttato sul tavolo la contromossa: va bene abolire il vincolo dei due mandati, ma non quello di terminare l'incarico per il quale si è stati eletti. Appendino governa Torino da otto mesi, se ne può riparlare tra quattro anni.

Di Maio l'ha già spuntata? Non proprio. Perché a Torino non s'arrendono. Pubblicamente la sindaca ripete: «Penso solo al lavoro per i torinesi». Ma da almeno tre mesi suoi più stretti collaboratori sondano gli altalenanti umori del leader-comico. E alla fine, la sindaca e il suo staff sono convinti che il salto di qualità si possa fare, subito. «Stiamo pensando al bilancio», ripetono dal Municipio piemontese. Ma anche i conti economici sono un motivo di confronto nel cuore del potere grillino. Un confronto aspro e sotterraneo. «Grillo non ci ha spalleggiati», sussurrano da Torino. Il leader comico e la sua spalla Davide Casaleggio dovevano pensare «soprattutto ai guai di Roma e di Virginia Raggi, già sostenuta da Di Maio». Mentre Torino aveva bisogno di una sponda romana, un sostegno per convincere il governo a inviare nella casse torinese «circa 40 milioni di euro che deve alla nostra città, anche se la cifra è in fase di valutazione». Così Chiara Appendino e i suoi sono scesi soli a Roma, per far valere le ragioni della città davanti ai ministri dei governi Renzi e Gentiloni. Nulla, almeno per ora. Così, dopo l'ennesimo rinvio, alcuni nello staff della sindaca volevano far saltare il banco: «Grillo e Casaleggio non ci spalleggiano? Noi diciamo ai torinesi quello che sta succedendo, spieghiamogli che per colmare le voragini lasciate da Fassino bisognerà alzare le tasse. A Grillo non sta bene? Salutiamo il Movimento e andiamo avanti da soli: hai vinto con il 55 %, ha vinto la tua lista civica. E sei mesi dopo sei risultata la sindaca più amata dagli italiani».

La sindaca per ora frena. Ma sa, che anche a sinistra ha molti estimatori, primo tra tutti Massimo D'Alema. Nell'attesa è appena arrivata l'investitura di Bruno Vespa, lo stratega di «Porta a Porta»: «La Appendino? È la candidata premier ideale per il Movimento Cinque Stelle». Lei ha sorriso, ha fatto cenno di no e visto che c'era ha ricordato di «non aver mai firmato un contratto con la Casaleggio Associati». Vespa presentava a Torino il suo ultimo libro: «C'eravamo tanto amati».

Profetico.

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