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Arriva una mina sul bail-in: "Misura incostituzionale"

Il presidente onorario della Corte dei conti De Rose avverte: "Il prelievo forzoso sui conti sopra i 100mila euro è in contrasto con la Carta e i salvataggi vìolano la concorrenza tra banche"

Arriva una mina sul bail-in: "Misura incostituzionale"

Roma - Il bail-in, cioè le regole europee che prevedono il salvataggio interno delle banche è antigiuridico e anticostituzionale. Le direttiva europea che concentra il peso dei salvataggi su obbligazionisti e correntisti con depositi sopra i 100 ila euro, rappresenta uno «stridente e violento vulnus alla nostra» Costituzione e per questo i nostri governanti dovrebbero «esigere una revisione del meccanismo» da parte delle istituzioni europee. A sostenerlo è Cladio De Rose, presidente onorario e procuratore generale emerito della Corte dei conti. La sua analisi, pubblicata ieri sul sito Formiche.net, è precedente all'appello di Ignazio Visco per introdurre modifiche alle norme europee, ma dà basi giuridiche alle tesi del governatore di Bankitalia e anche argomenti utili a chi volesse fare ricorso. In generale, vale il rilievo fatto da più parti anche prima del recepimento della direttiva. Il bail-in è «del tutto incostituzionale, per contrasto con l'articolo 47 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme». La conversione forzosa delle azioni e delle obbligazioni in titoli di minor valore e il prelievo forzoso dei conti correnti sopra i 100 mila euro, senza contropartite «né incoraggia né tutela il risparmio». Poi è «palese» anche una illegittimità alla luce dell'articolo 3 della Costituzione. Perché c'è una disparità di trattamento tra i depositanti e gli azionisti e obbligazionisti. Questi ultimi hanno una contropartita. I primi no. Il prelievo sui conti correnti è «un vero e proprio esproprio senza indennizzo, non motivato da un interesse generale, ma al dichiarato fine di soccorrere specifici soggetti privati». In questo caso il contrasto è con l'articolo 42 della Costituzione, quello che tutela la proprietà privata. La Costituzione prevede una «funzione sociale» delle banche che il bail-in riconosce solo a metà. Il «bizzarro e cinico marchingegno» della direttiva, secondo l'ex procuratore generale della Corte dei conti, fa sì che nelle premesse la direttiva dica da una parte che le banche offrono servizi pubblici essenziali e per questo «vanno comunque salvate dai pubblici poteri», ma dall'altro vieta che gli aiuti arrivino da «finanziamenti che graverebbero sui contribuenti». Non paga lo Stato, ma «quegli sfortunati privati» che si sono ritrovati loro malgrado ad essere correntisti. Non paga nemmeno il sistema bancario nel suo complesso. Ma «quello spicchio di esso che gravita intorno alla specifica banca in difficoltà». Un sistema «errato e ingiusto» perché solleva il sistema bancario nel suo complesso da oneri «nei riguardi di chi, come ad esempio i depositanti, non hanno alcuna colpa». Altri rilevi dell'ex giudice togato: i salvataggi fatti in Italia non hanno pesato sui conti pubblici. Poi, il fatto che «un gran numero di banche degli stati membri e anche un certo numero di banche italiane, ha usufruito di aiuti pubblici» che ora vengono negati ad altre. Questo «significa violare il principio della par condicio nella concorrenza». La normativa europea e italiana, non dà la possibilità alle banche di tentare il recupero delle sofferenze, l'utilizzo delle riserve, la verifica di «illecite coperture» a favore di alcuni debitori, prima di avviare le procedure che coinvolgono obbligazionisti e correntisti. Tutti argomenti giuridici che l'Italia potrebbe fare valere in Europa.

Utili anche a chi prepara «ricorsi individuali e class action contro» le leggi che fanno riferimento alla direttiva europea.

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