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Arriva "Spelacchia" la spiaggia sul Tevere che rimane deserta

Roma, altro flop della Raggi. All'apertura di Tiberis solo 15 «figuranti» del Comune

Arriva "Spelacchia" la spiaggia sul Tevere che rimane deserta

Un luogo di fantozziana memoria, la spiaggia Tiberis, allestita in tutta fretta dalla giunta Raggi sulle rive del Tevere, a Ponte Marconi, sul modello di Parigi e Berlino. E non solo perché è proprio quella l'area dove negli anni Settanta è stata girata la storica partita scapoli-ammogliati, scena cult del primo film di Palo Villaggio, ma anche perché sabato, primo giorno di apertura, sembrava proprio di assistere alla tragica Coppa Cobram del ragionier Fantozzi, con una quindicina di dipendenti del Campidoglio chiamati a raccolta per fare numero, come ieri ha raccontato il Messaggero, e piazzati qua e là sui lettini e sui due campi da beach volley sotto il sole cocente e sotto lo sguardo vigile del direttore generale del Comune, Franco Giampoletti, per far sembrare meno imbarazzante l'inaugurazione, disertata persino dalla sindaca M5s Virginia Raggi. La scusa ufficiale è stata offerta dal maltempo: inaugurazione rinviata per «condizioni meteo avverse», recitava sin da venerdì una nota del Campidoglio. E in effetti un bel po' di pioggia c'è stata, a rendere il tutto ancor più fantozziano, ma decisiva per evitare in corner una figuraccia alla prima cittadina di Roma, che se ne è ben guardata dal farsi immortalare in questa spianata bollente, senza un albero o un filo d'ombra, subito ribattezzata dai romani la versione estiva di Spelacchio, il vituperato albero di Natale di piazza Venezia. Nessuna piscina, neanche una bagnarola per rinfrescarsi, soltanto otto docce allestite nelle strutture in lamiera che di solito ospitano i bagni chimici. E poi una ventina di ombrelloni e quaranta lettini, tavoli e sedie di plastica qua e là, bagni e spogliatoi nei prefabbricati. Il bar non c'è, forse ci sarà l'anno prossimo, così come la piscina. Per ora se si vuole bere o mangiare qualcosa ci si deve accontentare delle merendine o delle bibite dei distributori automatici.

Ieri era domenica. Qualche forzato dell'abbronzatura si è visto, quei pochi che non si sono voluti spingere soltanto 24 km più avanti, ad Ostia, la spiaggia di Roma e il mare vero a una ventina di minuti di auto. Molti i curiosi, soprattutto anziani che si sono affacciati per fare una passeggiata, qualche grillino con tanto di maglietta del Movimento venuto a dare man forte alla sindaca pentastellata. Nei due campi da beach volley pochi coraggiosi sfidavano l'afa pur di sgranchirsi le gambe. C'erano ancora operai al lavoro, stavano finendo di allestire un gazebo. Il vialetto che scende alla spiaggia non è propriamente invitante, circondato com'è a destra e a sinistra da inquietanti teloni neri messi a domare il canneto che non si è fatto in tempo ad eliminare in altro modo. E già, la questione tempo per Tiberis è stata determinante. Nei progetti dell'amministrazione capitolina la spiaggia avrebbe dovuto aprire i battenti a giugno, come annunciato in pompa magna a dicembre. L'area era stata già bonificata l'anno scorso, ma poi il bando non è stato fatto e si è deciso di realizzare l'arenile senza privati ma utilizzando solo risorse interne e il personale del Servizio Giardini. I soldi però non sono bastati e il progetto iniziale, quello che prevedeva anche due piscine e che nei piani della Raggi non avrebbe avuto nulla da invidiare alle spiagge lungo la Senna, è stato abbandonato. Si è fatto quel che si è potuto e di corsa, per finire ad agosto iniziato.

Per il resto bisognerà aspettare l'anno prossimo.

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