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Ascesa e declino della sinistra romana

Il sindaco Marino è sempre più vicino alle dimissioni e Goffredo Bettini, il suo principale sponsor e inventore del "Modello Roma", inspiegabilmente tace

Ascesa e declino della sinistra romana

Marino vicino alle dimissioni, circoli inquinati e tessere false. Il rapporto tra il Pd e Roma sembra essersi incrinato irrimediabilmente. Il tanto decantato “Modello Roma”, che aveva portato la sinistra a governare la Capitale per 15 anni consecutivi, era stato messo in soffitta nel 2008 e poi si è cercato di riproporlo cinque anni dopo con Ignazio Marino ma con scarso successo.

L’inventore del “Modello Roma” e l’artefice della prima vittoria di Francesco Rutelli è l’ex senatore e attuale europarlamentare Goffredo Bettini che nel ’93 era segretario romano del Pds, ruolo che aveva ricoperto anche nel Pci alla fine degli anni ‘80. All’epoca Rutelli era parlamentare e leader dei Verdi e la sua candidatura nacque con la finalità di sconfinare oltre il campo tradizionale della sinistra. “Vi era la necessità di superare lo schema classico delle giunte degli anni ’70 e la nascita del Modello Roma fu favorita dalla nuova legge elettorale dei sindaci e dalla serie di investimenti statali avviati per il Giubileo e con la legge per Roma Capitale”, spiega al giornale.it il deputato Roberto Morassut, ex assessore delle giunte Veltroni e dirigente di lungo corso della sinistra romana. È negli anni ’90 che riparte il settore immobiliare e, secondo i più maliziosi, a intrattenere i rapporti con i costruttori romani è proprio Bettini che, però, nel corso di un’intervista ad Antonio Caporale del 2013, smentisce solo in parte. “Se io alla mia festa dei 60 anni invito tre o quattro, forse tre, imprenditori romani che sono impegnati nell’immobiliare, - spiegava Bettini - Caltagirone, Toti, Parnasi, significa che queste personalità negli anni del Modello Roma, cioè quelli di Rutelli, hanno avuto un rapporto politico che ricordano da potenza a potenza, perché io tratto così, per avere un quadro degli orientamenti di quel pezzo di città senza il quale la sinistra fatica a vincere”.

Dunque un ruolo di non poco conto per un uomo che viene definito da alcuni il “Richelieu della sinistra romana”, mentre per la presidente del Pd nel Lazio, Lorenza Bonaccorsi, era e resta “un grande cervello, un fine intellettuale” che, nonostante il suo passato da parlamentare, ha sempre avuto un problema con le preferenze che non gli ha permesso di presentarsi in prima persona come sindaco. La sua abilità è sempre stata quella di dirigere il gioco da dietro le quinte anche con la nascita del Pd quando Walter Veltroni lo nomina coordinatore del partito. Torna ad occuparsi della sinistra romana nel 2013 quando propone la candidatura di Marino per le primarie a sindaco, dopo essere stato tra i promotori della sua mozione come segretario nazionale alle primarie del 2009. “Con Marino – spiegava Bettini a La7 il giorno della vittoria elettorale dell’attuale sindaco - c'è una stima di lunga data e penso che a Roma noi funzioniamo quando mettiamo in campo l'innovazione politica, lo fece Rutelli nel '93, Veltroni lo fu dopo, adesso lo è Marino”. Una frase che, a distanza più di due anni, stride con la dura realtà. La scelta ricadde su Marino come “risposta credibile al grillismo”, spiegano sia Morassut che la Bonaccorsi ma alcuni esponenti locali del Pd romano, non solo di rito renziano, lamentano il silenzio di Bettini sulla crisi attuale della giunta capitolina.

“Di lui nessuno ti parlerà perché è bene non svegliare il can che dorme, l’hanno spedito in Europa per levarselo di torno…” dice una giovane militante, mentre un’altra è più cinica e diretta: “Che deve dire? L’hanno pensionato con 21mila euro al mese…”, riferendosi al suo stipendio da europarlamentare.

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