Cronache

Asili e più servizi per le mamme che lavorano: ecco i veri provvedimenti ignorati a Verona

E il numero delle famiglie sotto la soglia della povertà assoluta è in continua crescita

Asili e più servizi per le mamme che lavorano: ecco i veri provvedimenti ignorati a  Verona

Roma - Quoziente familiare; asili e nidi per i più piccoli; tempo pieno nelle scuole fino almeno alla secondaria inferiore; sostegno alla disabilità; norme che aiutino le donne a conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro.

Questi sono i provvedimenti concreti di cui ha bisogno la famiglia mentre al congresso di Verona si discute di aborto, coppie omosessuali e si distribuiscono gadget con feti di plastica. L'Istat riporta anno dopo anno un dato drammatico: il numero delle famiglie che scivolano sotto la soglia della povertà assoluta è in continua crescita. Oltre un milione e 800mila i nuclei familiari in grave difficoltà, circa 5 milioni di persone. Le ristrettezze riguardano tutte le famiglie che nel 70 per cento dei casi non riescono a risparmiare, nel 40 per cento non possono far fronte ad una spesa imprevista. E ad impoverirsi di più sono proprio le famiglie perché la nascita dei figli mette a rischio la stabilità economica della coppia.

Non c'è da stupirsi, dunque, se gli italiani fanno pochi figli. Il numero di nascite è in calo costante da un decennio. Se nei primi anni 2000 i nuovi nati erano oltre mezzo milione all'anno, nel 2018 le nascite sono state 449mila. Sono, infatti, proprio le famiglie con figli ad essere più in difficoltà. Uno studio di Openpolis evidenzia come la povertà economica e quella educativa si alimentino a vicenda e come la nascita di un figlio abbia un pesante impatto economico in Italia dove mancano i servizi a cominciare da quelli per la primissima infanzia.

Per gli asili nido sono soltanto 4 le regioni che raggiungono l'obiettivo europeo ovvero 33 posti ogni 100 bambini sotto i 3 anni: Valle d'Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana. La presenza delle materne è cruciale per corrispondere ai bisogni delle famiglie che non possono permettersi una baby sitter e quindi per sostenere la partecipazione delle donne al mondo del lavoro.

Tutte le altre regioni sono ancora lontane dall'obiettivo europeo, con delle differenze significative. Il dato varia tra il 25,4 del Piemonte e il 28,8 della Liguria. In tre grandi regioni meridionali come Sicilia, Calabria e Campania, i posti disponibili invece non bastano nemmeno per un bambino su 10. Ma i dati regionali non sono omogenei al loro interno e dunque il dato regionale può nascondere differenze a livello locale. Aosta e Bolzano sfondano quota 50 per cento; Trento, Bologna, Perugia, Roma, Cagliari e Firenze superano il 40. In fondo alla classifica, le 3 maggiori città del sud: Palermo, Napoli e Bari. È ancora l'Istat a segnalare che nel 2017 l'incidenza della povertà assoluta tra le coppie senza figli è del 5 per cento ma sale al 6,3 tra quelle con un figlio e supera il 9 nelle famiglie con un solo genitore e nelle coppie con due figli. Tra quelle con almeno tre figli raggiunge il 15,4.

E nell'ultima legge di Bilancio varata dal governo i provvedimenti a favore della famiglia sono briciole rispetto a quelli per esempio messi in campo in Francia dove per esempio al bonus bebè mensile si aggiunge il premio nascita. Nel Belpaese soltanto l'1,4 della spesa sociale viene destinata alla famiglia ancora in attesa del prezioso quoziente familiare ripetutamente promesso da

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