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Assalto leghista ai ballottaggi "Liberiamo Emilia e Toscana"

Salvini canta già vittoria ma l'unica roccaforte rossa in bilico è Ferrara. Poche speranze per Livorno e Prato

Assalto leghista ai ballottaggi "Liberiamo Emilia e Toscana"

Gli occhi sono puntati sulla «rossa Emilia». Lo erano alla vigilia del primo turno e lo sono ora, con i ballottaggi alle amministrative di domani che potrebbero sancire la definitiva mutazione genetica della regione: da rossa a «verde».

«Viva l'Emilia sempre meno rossa e sempre più libera, chissà che brutto risveglio per i compagni. La ritenevano casa loro e cosa loro». Non erano neanche usciti i risultati del primo turno che il leader della Lega Matteo Salvini esultava già così dal palco di Castel San Giovanni, provincia di Piacenza. In mente una scalata pianificata: dalla conquista dei comuni a quella della Regione nel 2020, da cui scalzare il governatore del Pd Stefano Bonaccini. Se l'assalto leghista non ha funzionato in città come Bergamo, Bari, Firenze, rimaste saldamente in mano al centrosinistra, nell'Emilia-Romagna, da sempre a guida Pd, gli scricchiolii si sono sentiti, eccome.

La vera roccaforte che potrebbe cadere è Ferrara. Anche se nulla viene dato per scontato, una vittoria del leghista Alan Fabbri avrebbe un alto valore simbolico in via Bellerio visto che qui da 74 anni si sono succedute solo amministrazioni di sinistra. Il candidato del Carroccio si è fermato a un passo dalla vittoria al primo turno, dando 16 punti al rivale di Aldo Modonesi, assessore uscente alla Sicurezza. Sicurezza che è stata il tasto dolente di interi quartieri che hanno votato per la Lega.

Le ambizioni del Carroccio sono alte anche su Forlì, dove il candidato Gian Luca Zattini ha preso il 45,8%, staccando quello del centrosinistra Giorgio Calderoni (37,2%). Decisivi saranno gli spostamenti di quel 10% ottenuto dal M5s, che potrebbe diventare l'ago della bilancia. Più difficile per Salvini scavalcare il Pd a Reggio Emilia: qui il candidato di centrosinistra ha sfiorato di pochi decimali la vittoria al primo turno.

Altra partita nella «rossa Toscana»: a Prato, il leader leghista ha puntato tutto sul candidato Daniele Spada ma il sindaco uscente del Pd, Matteo Biffoni, al primo turno aveva ottenuto il 47,2%. E pare sfumato in extremis il tentativo di Spada di far convergere su di sé il voto di alcune civiche per recuperare il gap.

Dopo cinque anni di M5s, che con Filippo Nogarin aveva fatto il miracolo interrompendo una storia da sempre a sinistra, a Livorno se la giocano il candidato di centrodestra, questa volta di fratelli d'Italia, Andrea Romiti e Luca Salvetti. Il dem era in vantaggio al primo turno ma decisivi saranno i voti del M5s il cui appoggio non è scontato.

E poi c'è il caso Piombino, la patria operaia delle acciaierie, che al primo turno ha voltato le spalle alla «sua» sinistra scegliendo il candidato di un centrodestra anche a trazione leghista: Francesco Ferrari, avvocato di Fdi, aveva staccato di 20 punti la candidata Pd.

Nell'altra grande roccaforte rossa, l'Umbria, Salvini è tornato più volte per tirare la volata ai suoi, forte del 38% preso dal partito alle Europee. Dopo le inchieste che hanno travolto il Pd, la vera ambizione è la conquista della Regione alle elezioni del 2020. «Dopo 70 anni è ora di cambiare, di aprire le porte e i cassetti degli uffici del Comune - ha detto da Foligno - A chi governerà questa città chiedo di far lavorare in municipio solo chi lo merita, non cugini e nipoti di amici.

Tra qualche giorno parleremo anche della Regione, che andremo a risistemare».

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