Politica

Assist della Ue a Sea Watch «Non può sbarcare in Libia»

L'ira di Salvini: «Basta sequestri e dissequestri dei pm» E Bruxelles mette nel mirino pure il dl Sicurezza bis

Ora nel caso Sea Watch si mette di mezzo anche l'Ue. «Tutte le imbarcazioni che navigano con bandiera Ue - ha chiarito ieri la portavoce dell'Unione europea Natasha Bertaud - sono obbligate a rispettare il diritto internazionale quando si tratta di ricerca e soccorso, cosa che comprende la necessità di portare le persone salvate in un porto sicuro. La Commissione ha sempre detto che queste condizioni attualmente non ci sono in Libia». Per poi ricordare che «la determinazione di un porto sicuro per uno sbarco specifico non spetta all'Ue: questa questione è di responsabilità del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi (Mrcc) incaricato di un'operazione di salvataggio specifica».

Un chiaro assist alla Ong che, di fatto, sta facendo il bello e il cattivo tempo nel Mediterraneo. Il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, però, non ci sta. «In Italia - ha chiarito ieri all'Università Cattolica - di certo non arrivano, perché per fesso non mi prendono. Usano gli esseri umani per i loro indegni interessi politici. Non so se anche economici, ma sicuramente politici».

Per il vicepremier «vogliono per motivi politici arrivare in Italia. Non pensino di passarla liscia, per la loro sfida senza senso hanno a bordo 53 persone. È la terza volta negli ultimi mesi che la stessa nave ha gli stessi comportamenti. È una forzatura politica sulla pelle di questi disgraziati. Siamo di fronte all'ennesima sceneggiata dei finti buoni: a questo punto vadano verso il Nord Europa».

Salvini ha specificato anche che «si sta aggiungendo un'allegra pattuglia di barche a vela, due o tre di un'altra ong tedesca. Si vede - ha detto ancora - che c'è una regata storica, se vogliono divertirsi, fare delle competizioni a largo di Lampedusa facciano pure, se qualcuno pensa di sbarcare ha sbagliato a capire». Il fatto è che la Sea Watch sta «scherzando con le vite umane - dice ancora il vicepremier - e non è una cosa accettabile. Io non darò mai l'autorizzazione allo sbarco, mi domando perché qualche procura sequestri e dissequestri, sequestri e dissequestri, è la terza volta che vediamo lo stesso film. Basta o vado a piedi ad Agrigento».

L'Ue è talmente stizzita nei confronti dell'operato del vicepremier leghista che ora mette sotto la lente d'ingrandimento anche il decreto sicurezza bis, firmato ieri da Mattarella e che quindi verrà discusso in Parlamento. «La Commissione europea - ha detto ancora la Bertaud - ha annunciato la sua intenzione di verificare la compatibilità del decreto di sicurezza bis con la legislazione dell'Ue. Si tratta di una bozza e non commenteremo un decreto quando è ancora un progetto». Per poi aggiungere: «Tuttavia la Commissione mantiene la sua prerogativa di verificare la compatibilità di questa legislazione una volta adottata». Un chiaro attacco a Salvini, che ha «osato» mettersi di traverso a certi meccanismi difficili da scardinare. Sull'immigrazione - rimarca in serata il premier Conte - «è frustrante vedere come le conclusioni raggiunte all'unanimità nel Consiglio Ue del giugno scorso non si siano messe in pratica».

La domanda resta sempre la stessa: chi c'è dietro alle Ong che scorrazzano senza freni nel Mediterraneo e perché qualcuno ha un così grande interesse a far sì che l'Italia continui a essere il campo profughi di tutta Europa?

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