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Assolto Mannino perseguitato dai manettari

Assolto Mannino perseguitato dai manettari

Non ha minacciato lo Stato e non ha trattato neppure con Cosa Nostra e dunque, da ieri, è solo un ministro perseguitato per un teorema. Con una formula che sgombera le imputazioni che gli erano state mosse, «assoluzione per non avere commesso il fatto», l'ex ministro Dc, Calogero Mannino, è stato prosciolto dall'accusa di aver mediato con la mafia, nel 1992, per paura di essere ucciso.

La sentenza è stata pronunciata dalla Corte d'Appello che ha confermato le convinzioni che già, in primo grado, avevano spinto il gup Marina Petruzzella a rigettare la richiesta dei pm di condannare Mannino a nove anni di carcere. Mannino ha scelto il rito abbreviato sicuro di dimostrare l'infondatezza dell'impianto accusatorio. Ha avuto ragione. Indicato dai pentiti di mafia, oggi si può dire non attendibili, di essere «uomo d'onore», «affiliato», l'ex ministro, in questi anni, da indagato, era stato additato come il motore della trattativa Stato-Mafia.

Non era stato ritenuto vero in primo grado e non lo è per la Corte d'Appello. Imputato da venticinque anni, («Mi hanno sequestrato la vita. Difendersi è un lavoro che ti occupa la vita intera» aveva raccontato già dopo la prima assoluzione), Mannino era stato assolto nel 1991 per accuse sempre di mafia. Arrestato nel 1995, per nove mesi in carcere, con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, anche in quell'occasione, Mannino, era stato scagionato prima di finire nell'inchiesta più imponente della procura di Palermo ma fino a oggi inconsistente.

A dirigerla era stato l'ex pm Antonio Ingroia prima di fallire sia sul piano giudiziario sia su quello politico (ha fondato un partito che non ha votato neppure lui stesso). Fiancheggiato da giornali d'assalto, Ingroia, ha avuto come consulente di manette Marco Travaglio che, sul suo Il Fatto Quotidiano, non aveva condannato solo Mannino, ma in pratica anche i giudici che lo avevano assolto: «Mannino assolto ma il fatto sussiste».

Non soddisfatto, Travaglio, ha allegato al suo quotidiano recital, libri su Mannino. Neppure la prima assoluzione lo ha fermato tanto da scrivere: «La sentenza non sposta un monosillabo. A me interessano poco i reati e molto i fatti».

A non essere previsti sono gli innocenti.

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