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Gli attacchi della sinistra spot per il forum di Verona

Gay, femministe e centri sociali contro il Congresso delle famiglie. Risultato: lo seguiranno i media di mezzo mondo

Gli attacchi della sinistra spot per il forum di Verona

Un primo successo gli organizzatori del 13mo Congresso mondiale delle famiglie, che si apre oggi in una Verona semiblindata, l'hanno già ottenuto. Grazie alla serie concentrica di attacchi subìti, hanno conquistato una ribalta che finora si erano sognati. Il Wcf, sigla inglese (World congress of families) perché i promotori appartengono al grande movimento pro-life americano, negli anni precedenti ha fatto tappa in capitali e grandi città come Praga, Ginevra, Città del Messico, Varsavia, Amsterdam, Madrid. Ha piantato le tende nel cuore dell'Europa e dell'America. Ha richiamato personalità come il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che l'anno scorso era volato in Moldavia per la 12ma edizione, invitato dalle massime autorità del Paese. Ma nessuno ne aveva parlato, o quasi.

Finora il Wcf non aveva sollevato grandi polveroni in giro per il mondo. Ma adesso che si svolge in Italia, e per giunta in una città di provincia che pure molti si ostinano a descrivere come fosse un covo di neofascisti, il Congresso ha assunto una notorietà planetaria, ha richiamato oltre 200 giornalisti da mezzo mondo, è diventato addirittura una pietra d'inciampo nel cammino del governo italiano. E tutto questo con l'insostituibile contributo della macchina del «politicamente corretto», che alzando il muro dell'ostilità ha regalato al fine settimana scaligero fama, clamore e aspettative che probabilmente nemmeno i promotori si aspettavano.

Contro il Wcf si sono schierati il mondo accademico veronese (500 firme su 700 docenti dell'Università in fondo a un documento di durissima critica), la galassia femminista che era entrata in letargo dagli anni del «bunga bunga», il mondo Lgbt, i sindacati, i partigiani, una grossa fetta del mondo cattolico che ha apertamente preso le distanze dall'evento, oltre a mezzo governo, quello di fede a cinque stelle. Il premier Giuseppe Conte ha negato il patrocinio della presidenza del consiglio e il vicepremier Luigi Di Maio ha elegantemente bollato come «sfigati» e «nostalgici del Medioevo» i partecipanti. I quali hanno il grave torto di ricordare a tutti che un bambino nasce ancora da un uomo e da una donna, e che la famiglia così formata avrebbe semplicemente bisogno di un maggiore sostegno.

In piazza Bra, che ospiterà il Congresso nel palazzo della Gran guardia, sono già andate in scena le prime contestazioni non autorizzate degli attivisti in tuta bianca («per fare pulizie da pericolosi germi infettivi») del collettivo 17 Dicembre, i quali nei giorni scorsi avevano lanciato minacce agli albergatori che avessero osato ospitare i convegnisti. Nel fine settimana si susseguiranno flash mob, marce e tavole rotonde per contestare le tesi dei congressisti: scenderanno in piazza la Cgil con Maurizio Landini, un corteo «transfemminista», il Pd, la Conferenza delle donne del Nordest, il collettivo Non una di meno. In un teatro cittadino si ritroveranno a parlare Livia Turco, Susanna Camusso, Monica Cirinnà, Laura Boldrini.

Per gli organizzatori è tutta pubblicità, per i contestatori potrebbe rivelarsi un boomerang, soprattutto se nei cortei di protesta si dovessero infiltrare delle teste calde per incendiare uno scontro già rovente.

E gongola soprattutto la Lega, che domani spedisce a Verona tre ministri guidati da Matteo Salvini per mostrarsi come l'unico partito italiano che difende i valori familiari.

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