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"Attenzione all'effetto boomerang"

Cazzola: alcuni «correttivi» sarebbero più punitivi della legge Fornero

"Attenzione all'effetto boomerang"

Roma Giuliano Cazzola è uno dei maggiori esperti italiani di previdenza. Poco convinto dalla proposta di tagliare le pensioni d'oro. Non è una questione di difesa dei diritti acquisiti. Quelli si possono toccare. Anzi, «non esistono. Lo ha chiarito bene il Consiglio di Stato nel parere inviato alla presidente Casellati per quanto riguarda il taglio dei vitalizi degli ex parlamentari». Semmai, alla proposta di tagliare le pensioni sopra una certa soglia, «mancano i requisiti di razionalità, di progressività».

Intanto il 94% delle pensioni «sono state calcolate in tutto o in parte col sistema retributivo». Quelle sopra i 4mila euro netti «sono già penalizzate nel sistema vigente. Lo sa Luigi Di Maio - chiede Cazzola - che nel retributivo vige il plafond dei 40 anni di attività e che i rendimenti sono in misura del 2% annuo fino ad una retribuzione di 45 mila euro lordi, al di sopra della quale il rendimento decresce progressivamente fino allo 0,90%?». Il rischio, insomma è colpire proprio «quelle prestazioni che già sono più allineate nei fatti ad un ipotetico calcolo contributivo». Vero che c'è un meccanismo di salvaguardia sui contributi. Che il sistema retributivo ha «in sé una rendita di posizione».

Ma non si capisce il senso di volere riscrivere le regole «attizzando l'invidia sociale nei confronti di chi nella vita ha fatto carriera, ha avuto più fortuna di qualche altro».

Il taglio può avere un effetto finanziario. Fare calcoli è difficile. Ma «ci sono delle stime fatte dall'Inps nel 2015» su in ipotetico ricalcolo per due fasce di trattamenti. «Il primo pari o superiore a 5mila euro lordi; il secondo tra 3,5mila e 5mila. Il risparmio previsto partiva da 900 milioni il primo anno per arrivare a 2 miliardi a regime in un decennio. Ma le platee e i criteri erano diversi».

Il tutto per riformare la riforma Fornero. Senza tenere conto che «l'ammorbidimento» della legge varata dal governo Monti «c'è già stato» a più riprese.

Difficilissimo da capire cosa voglia fare ora il governo. «Salvini continua a tuonare contro la riforma Fornero. Poi arriva Alberto Brambilla (che di pensioni se ne intende) ad ipotizzare degli aggiustamenti a volte persino severi. Pensi alla soglia minima di 64 anni e alla possibilità di considerare nell'anzianità (41 anni) solo tre anni di contribuzione figurativa. Oppure all'opzione di vedersi calcolare la pensione applicando il calcolo contributivo dall'inizio del 1996 alla fine del 2011. Il fatto che vi siano o meno questi correttivi cambia di parecchio le cose, tanto che qualcuno si interroga se non siano più convenienti le regole in vigore».

Male anche le pensioni di cittadinanza. Una «mina vagante di cui non si parla che dimostra un dato di fatto: nel contratto vi è una banale sommatoria delle richieste dei due azionisti. Con quota 100 e dintorni si vogliono tutelare i bravi lavoratori padani. Con la pensione di cittadinanza si passerebbe dall'assistenza (assicurata dal reddito) all'assistenza (garantita dalla pensione). Allegria. Come dice la canzone che va di moda oggi: «Una vita in vacanza». A parte il fatto che con la garanzia di 780 euro mensili di pensione chi si prenderebbe il fastidio di versare i contributi?

AnS

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