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Un avvertimento alla Cina: presto toccherà a Pyongyang

L'attacco è stato deciso durante l'incontro con Xi Jinping. Prova di forza per impressionare pure la Corea del Nord

Un avvertimento alla Cina: presto toccherà a Pyongyang

Mentre era ancora in corso la seconda guerra mondiale, il presidente americano Henry Truman tentò di impressionare Josef Stalin durante la conferenza di Postdam il 24 luglio del 1945 sussurrandogli che gli Stati Uniti avevano una nuova potentissima arma, che dodici giorni dopo sarebbe stata sganciata su Hiroshima. Il dittatore sovietico sorrise, disse fatene buon uso contro il Giappone e poi, secondo la versione del maresciallo Georgii Zukhov, disse ai suoi di sbrigarsi con le armi atomiche. Fu la prima volta in cui la forza militare fu fatta balenare nel corso di una trattativa diplomatica. La seconda è stata ieri, quando Trump ha costretto il presidente cinese, suo ospite nella tenuta di Mare-a-Lago, ad assistere in diretta all'attacco americano in Siria. Si ignora che faccia abbia fatto Xi Jinping, che si è formato come giovane rivoluzionario maoista e che oggi guida un impero le cui donne si dicono convinte che il vero presidente americano non sia Trump ma sua figlia Ivanka, considerata una «dea» per bellezza e intraprendenza. Il presidente cinese ha certamente colto il messaggio su quel che può capitare alla Corea del Nord, che a più volte varcato la red line con i suoi lanci missilistici e che cosa possa capitare al suo stesso Paese se andasse in rotta di collisione sulle questioni dei mercati, del commercio e sostegno alla Corea del Nord.

Il problema maggiore oggi è l'attrito crescente con la Russia. La Siria è fin dagli anni Settanta un protettorato sovietico e poi russo, come lo era l'Irak di Saddam. I due dittatori Assad, padre e figlio, sono sempre stati uomini di Mosca, membri dello stesso partito nazionalsocialista Baas. Trump ha bombardato il cortile di casa russo e questo gesto mette in profonda crisi il già deteriorato rapporto speciale fra lui e Putin. Già qualche settimana fa Trump aveva avuto un attacco di violenta collera per una nave spia russa ancorata davanti a Boston. Subito dopo l'insediamento alla Casa Bianca, Trump aveva detto di essere favorevole a una corsa agli armamenti che Putin vede come il fumo negli occhi perché costosa e fondata sull'alta tecnologia: «Adoro vincere le gare, che la corsa abbia inizio» aveva detto il presidente americano.

Putin rispose mostrando in televisione un nuovissimo missile: «Potremmo cancellare dalla faccia della Terra un territorio grande quanto il Texas o la Francia». L'ambasciatrice americana presso l'Onu, Nikki Haley, seguita a mostrare un atteggiamento ostile alla Russia e non accenna a mitigare le sanzioni per la questione ucraina. Infine, cresce il rischio che i boots on the ground i soldati a terra - americani già in viaggio per la Siria possano per qualche disgrazia imprevedibile venire alle mani con i soldati russi provocando un incidente irreparabile, una nuova Sarajevo.

Il partito degli amici di Trump che chiedono di poter lavorare in pace e arricchirsi facendo affari con i russi, aspetta col fiato sospeso l'incontro fra il Segretario di Stato Rex Tillerson (lui stesso un businessman con solide relazioni russe) e Putin al Cremlino, dove si cercherà un accordo sul futuro e anzi un futuro come progetto politico. Il problema dell'intervento americano in Medio Oriente, è quello della endless war, la guerra senza fine e senza fini. Trump vorrebbe levarsi dai piedi Assad ma non può permettersi una Siria fatta solo di macerie, nuovo paradiso per quel che resta dell'Isis. Ma per una Siria decentemente unita occorre che la Russia faccia la sua parte insieme alla Turchia.

Finora si sa che i piani militari approvati ieri da Trump sono gli stessi perfezionati fin dal 2013 quando Obama preparò un attacco in Siria. Il mastino del Medio Oriente, il generale David Petraeus dice che oggi l'America ha imparato abbastanza dai suoi errori per poter vincere la sanguinosa partita, anche perché Trump nel frattempo ha modificato a suo vantaggio le condizioni interne per cui può permettersi un intervento militare senza gravi rischi: ha rimesso in sella il gruppo di comando dei servizi segreti e con il cosiddetto colpo «nucleare» della modifica del regolamento del Senato ha installato Neil Gorsuch come membro della Corte Suprema.

Queste novità gli permettono di agire con le mani libere, ma nessuno sa esattamente cosa abbia in mente.

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