Europa

Azione teme la tagliola del 4%. E Calenda si scopre vicino al Pd

Lo sbarramento alle Europee spinge il leader alla lista unica

Azione teme la tagliola del 4%. E Calenda si scopre vicino al Pd

Ascolta ora: "Azione teme la tagliola del 4%. E Calenda si scopre vicino al Pd"

Azione teme la tagliola del 4%. E Calenda si scopre vicino al Pd

00:00 / 00:00
100 %

Quattro mesi di tempo per decidere se federarsi o no con il Pd alle prossime elezioni europee: Carlo Calenda, archiviata la parentesi del Terzo Polo con Matteo Renzi, scioglierà nel mese di dicembre il nodo sull'ipotesi di far confluire Azione nel Pd alle Europee. Il destino dei calendiani è legato alla possibile riforma della legge elettorale per il Parlamento europeo. I piani dell'ex ministro dello Sviluppo economico ruotano attorno alla soglia di sbarramento. Oggi il sistema elettorale prevede uno sbarramento del 4%. In pratica, tutte liste che superano quella soglia eleggeranno i propri rappresentanti a Bruxelles. Un obiettivo, sondaggi alla mano, non proprio a portata di mano per Calenda e i suoi. Basti pensare che nel 2014 Fratelli d'Italia si fermò al 3,9%, restando fuori dal Parlamento europeo. Per Azione, dopo lo strappo con Italia Viva, la partita si è complicata ancora di più. La speranza è che si arrivi a una riforma della legge elettorale, abbassando la soglia al 3%. La trattativa tra le forze politiche in Parlamento esiste. E pare che Fratelli d'Italia non si sia messa di traverso. Piccola incognita: la trattativa non decolla. E la tagliola del 4% resta sul capo di Calenda. Se riforma ci sarà, lo si saprà entro l'autunno. Ecco spiegata la road map di fissata da Calenda. «Se la legge resta invariata, va aperto subito il forno con il Pd», fanno filtrare i fedelissimi del senatore.

Un piano che il leader di Azione avrebbe già confidato ai suoi più stretti collaboratori (non agli ex Fi). A svelare al Giornale l'operazione Pd-Calenda è un big di Azione: «Calenda dice di no. Rassicura tutti che si andrà da soli, che lui punta a superare il 4%. Ma naturalmente non gli crede nessuno: dice una cosa e ne fa sempre un'altra. Spera in Più Europa (per questo ha fatto l'operazione Cappato) ma non lo vogliono. Emma Bonino non ne vuole nemmeno sentire parlare. Quindi senza il 3% va con il Pd e in fondo la sua aspirazione è sempre la stessa: fare il leader del Pd».

Al Nazareno l'opzione di una federazione con Calenda in vista delle prossime elezioni europee fa venire i brividi ai polsi all'ala moderata vicina agli ex ministri Guerini e Delrio. C'è però una novità: l'avvicinamento di Schlein che pensa così di coprirsi sul versante centrista indebolendo la minoranza interna vicina a Paola De Micheli e Bonaccini. L'operazione è in corso. Altro indizio l'offerta (svelata dal Giornale) da parte del Pd di due senatori ad Azione per impedire lo scioglimento del gruppo dopo l'addio delle truppe renziane. Il secondo indizio è la convergenza piena con Schlein e Conte sul salario minimo. Calenda ha ormai scelto la sua metà campo. Lo scenario è in evoluzione soprattutto al centro. Matteo Renzi, l'ex socio del Terzo Polo, starebbe lavorando a un contenitore moderato. Anche in questo caso: l'obiettivo è il superamento dello sbarramento. Si fanno i nomi, come quello di Letizia Moratti e Cateno De Luca. Ma piovono smentite. Lo stop al progetto renziano arriva dal sindaco di Taormina Cateno De Luca, leader del Movimento Nord chiama Sud: «Per noi il matrimonio d'interessi vale se fatto con il Terzo Polo in versione integrale per come si è presentato alle elezioni politiche, non siamo interessati a singole fuitine con Renzi o Calenda, proposte dall'uno e dall'altro.

Non sarò uno strumento da faida e ad entrambi dico di essere seri e coerenti perché la formula dei Ladri di Pisa ormai ci ha veramente stancato».

Commenti