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Azzardo e sigarette, l'Italia degli ipocriti

Le scommesse sponsor della Nazionale. E la Boschi fa accordi sul tabacco

Azzardo e sigarette, l'Italia degli ipocriti

Dalle parti del governo (e non solo) debbono mettersi d'accordo. Con loro stessi. Si mettano davanti a uno specchio - o se preferiscono si sdraino sul lettino di un analista - e facciano pace con le loro idee. Gli diamo una mano a svolgere questo esercizio, ponendo alcune domande esistenziali e forse esiziali. Le sigarette fanno male o no? Il gioco d'azzardo è pericoloso oppure non lo è? Non sono quesiti da un milione di euro, è evidente. I pacchetti di sigarette sono stati funestati (dallo Stato) con foto e messaggi mortiferi, i fumatori vengono «perseguitati», sbeffeggiati e costretti a coltivare il loro vizio in luoghi sempre più remoti. Le slot machine e le scommesse - da par loro - vengono descritte costantemente come idrovore che succhiano i soldi dei poveri cittadini riducendoli sul lastrico. E i dati sulla diffusione della ludopatia tra gli italiani sembrano confermare la pericolosità del gioco quando diventa patologico. Insomma, non dovrebbero esserci dubbi. Il governo-mamma ci inculca quotidianamente questi sani principi. Lo sanno anche i sassi. In teoria. Ma c'è un ma. Anzi due. Perché poi le stesse istituzioni - tutto a un tratto - si mettono a sponsorizzare quello che vorrebbero vietarci. Ed è un bel paradosso. Ieri la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi ha partecipato alla firma di un contratto da 620 milioni di euro con la Japan Tobacco.

Benissimo. Giustissimo. Pecunia non olet. Ma se non puzzano i soldi, allora non deve puzzare nemmeno il fumo. E, infatti, la ministra durante la conferenza ricorda - sognante - «il profumo di tabacco» che dalle finestre entrava nella sua casa di infanzia. Il profumo, mica la puzza. Per la gioia dei più incalliti tabagisti. Ma le reminiscenze boschiane stridono con la politica del suo stesso esecutivo, che nelle sigarette ha identificato un nemico da sconfiggere a tutti i costi. La signora Boschi non era presente al Consiglio dei ministri che ha ratificato la stretta sulle bionde? O in quel momento era uscita a fumarsi una sigaretta? Ma non è finita. Martedì è stato ufficializzato: il nuovo sponsor della Nazionale di calcio è Intralot, colosso del betting, e per betting si intendono le scommesse. Ma scoppia la polemica. Campagne su campagne contro il «gioco» e poi mandiamo in giro gli eroi d'azzurro vestiti - praticamente un'istituzione - con stampigliato sulle magliette il nome di un'azienda che ha a che fare con l'azzardo? Anche in questo caso il denaro non puzza, ed è giusto così, ma l'ipocrisia inizia ad avere un odore non troppo gradevole.

Fumo e scommesse non faranno bene alla salute, ma governare pare non faccia molto bene alla coerenza.

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