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Azzurri tentati allo strappo, poi la frenata: prima l'Italicum e il dopo Napolitano

Azzurri tentati allo strappo, poi la frenata: prima l'Italicum e il dopo Napolitano

RomaIl patto del Nazareno scricchiola. Anzi no, regge. Di certo nelle ultime ore ha vacillato. Il motivo? In Forza Italia ormai sono in tanti a spingere affinché Renzi «se la cavi da solo, se n'è capace». Sono tutti quelli che pensano che il premier bluffi; che mostri i muscoli senza averne; e che minacci sfracelli ma, con le sole forze di maggioranza, a vuoto. E allora perché salvarlo? Perché fargli da stampella assicurando voti a un pacchetto di norme (leggasi legge elettorale, ndr ) che stroncheranno Forza Italia? I big del partito ne hanno parlato in un vertice ristretto: Denis Verdini, Paolo Romani e Renato Brunetta. Dove il primo era e resta il tifoso più acceso della collaborazione con Renzi. Ebbene, a un tratto anche Verdini è sembrato tentennare e cedere alle ragioni dei più scettici. Sono quelli che sostengono che «l'abbraccio a Renzi - specie alle sue regole - è mortale per Forza Italia». Patto da rottamare, quindi? In mattinata è parso di sì. Poi, la frenata. Non è dato sapere se per via di un intervento diretto del Cavaliere. Il quale si rende conto dei rischi che corre il suo partito col «sì» alle due richieste di Renzi sull'Italicum: premio alla lista in primis. Per ora il Cavaliere tiene duro e ribadisce che così non ci starà ma non lascia il tavolo.

In caso di rottura c'è un pericolo all'orizzonte: le urne. Renzi è sempre più in affanno; impantanato; e se decidesse di sparigliare e andare al voto per chiedere agli italiani un mandato forte per rilegittimarsi alla guida del Paese? È una paura che circola tra gli azzurri tanto che Mariarosaria Rossi, vicinissima a Berlusconi, s'è lasciata andare in una considerazione: «Se non va alle urne Renzi ha finito la sua storia politica. Per cui ci sarà l' election day nel maggio 2015». La Rossi ha poi precisato: «Brani rubati di una mia conversazione privata, riportati fuori contesto e travisati nel loro senso complessivo». Lo scenario è ben più complicato. Con quale legge elettorale, infatti, Renzi potrà chiedere il voto? Con il Consultellum (proporzionale senza premio di maggioranza, ndr ) non gli conviene affatto. Ma al di là di ciò per Berlusconi continua a essere fondamentale «restare in gioco» e dire la propria anche sul successore di Napolitano. La partita del Colle è troppo importante per far saltare il tavolo delle riforme. Almeno non ora.

Ecco quindi la frenata e il mastice che torna ad avvolgere il tavolo del patto del Nazareno. Altro elemento che spinge nella direzione del non fare mosse azzardate sono le frenetiche trattative in atto per ricostruire il centrodestra. I pontieri tra Ncd e Forza Italia sono al lavoro da tempo. In prima fila Gaetano Quagliariello per gli alfaniani e Altero Matteoli per gli azzurri. Ma anche Berlusconi in persona ha contatti diretti con alcuni enneciddini. Nessuno conferma e confermerà i dialoghi continui, anzi: se possibile lo si esclude. Per ora. Tutta cambierà lunedì dopo l'esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria. Nelle due Regioni dove Ncd non è riuscita a fare l'accordo con il centrodestra si prevede una disfatta epica. Ecco il pretesto, per Alfano, di annunciare la virata a destra. Dirà: «I risultati dimostrano che le operazioni centriste non funzionano. La nostra casa è il centrodestra».

Annunciando, così, il riavvicinamento verso Arcore.

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