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Ballottaggi e legge elettorale Il doppio fronte di Berlusconi

L'ex premier pronto a sostenere i candidati di coalizione Salvini sulla leadership: passo indietro se lo fa pure lui

Ballottaggi e legge elettorale Il doppio fronte di Berlusconi

Sta studiando la campagna elettorale in vista dei ballottaggi del 25 giugno, Silvio Berlusconi, e dovrà decidere quali candidati andare a sostenere in prima persona, contro gli avversari del centrosinistra.

È probabile che il Cavaliere voglia essere a Genova, al fianco del favorito Marco Bucci, anche perché lì si gioca una delle sfide più significative e la situazione è delicata, per il «modello Toti»: il governatore ligure spinge per la lista unica del centrodestra, ma per Fi non ci sono le condizioni. Potrebbe andare a Catanzaro, con Sergio Abramo, a Taranto con Stefania Baldassari o a Lecce, dov'è in vantaggio il giornalista Mauro Giliberti.

Oggi intanto Berlusconi sarà a Roma e alle 17 è convocato da tempo a Palazzo Grazioli un ufficio di presidenza tecnico di Forza Italia sul bilancio, al quale potrebbe seguire un vertice più ristretto e più politico. Sul tavolo c'è l'analisi del voto amministrativo e gli equilibri nel centrodestra, ma anche le strategie future con il Pd, in particolare sulla possibilità di riaprire il dossier per la nuova legge elettorale.

Fino alla resa dei conti del secondo turno nei comuni in parlamento tutto si è fermato, ma le trattative non si sono interrotte tra azzurri e renziani e il consigliere fidato del Cavaliere, Gianni Letta, ne tiene sempre le fila. Il successo uscito dalle urne locali, con il centrodestra in vantaggio in 13 capoluoghi su 22 e in 44 città, al secondo posto in altre 33, con 8 sindaci vittoriosi al primo turno, contiene delle insidie legate soprattutto al rapporto con la Lega. Berlusconi ha detto subito a Matteo Salvini che Fi è il primo partito del fronte, per frenare quelli che il capogruppo alla Camera Renato Brunetta definisce «gli egemonismi» del leader leghista. Salvini ha replicato dicendosi disponibile a fare un passo indietro, a patto che lo faccia anche Berlusconi.

La lettura di Berlusconi è confermata dall'elaborazione di Youtrend sulle percentuali dei partiti a livello nazionale. Nell'area di centrodestra, Fi arriva al 6,8% ed è piuttosto omogenea sul territorio (7,9% al Nord, 5,2 al Centro e 6,2 al Sud). Mentre la Lega, che incalza gli azzurri con un 6,7%, ha un 12,4% al Nord, cala bruscamente al 5,3% al Centro e scompare al Sud con lo 0,6. Bassissima la percentuale di Fdi, 2,5%, anche se distribuita in tutto il Paese. Chi registra un 18,2% è «altri di centrodestra», che riunisce le varie liste dei candidati, civiche ma orientate politicamente. Berlusconi è convinto che molto del voto di Fi a livello locale sia andato a finire qui. L'area di centro, composta spesso da fuoriusciti dal centrodestra, si ferma al 4,5 e raccoglie consensi soprattutto nelle regioni meridionali.

L'analisi dell'Istituto Cattaneo sostiene che, rispetto alle ultime elezioni politiche del 2013, Fi cresce di 3,2 punti percentuali, la Destra di 2,3 punti e la Lega di oltre 8 punti. Dunque, il centrodestra sarebbe il vincitore, con un aumento dei consensi per tutti i partiti.

Il fenomeno dei «transfughi» che rientrano a Fi è in atto da tempo, ma forse sta subendo un'accelerazione. Il primo ad annunciare il ritorno è il giovane imprenditore siciliano Antonino Minardo, che abbandona Ap. «Ma sono in tanti a bussare. Quasi una rissa, abbiamo dovuto mettere le transenne», assicura un parlamentare azzurro.

Sarebbe in arrivo un verdiniano di Ala, ma anche da ex grillini e fittiani ci sarebbero richieste da vagliare in questi giorni.

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