Economia

Banche, torna la paura. Terremoto su Carige, la Bce boccia il piano

Ultimatum della Bce a Banca Carige: o raggiunge i requisiti patrimoniali richiesti entro fine anno o si adegua a trovarsi un matrimonio di puro interesse. Le alternative? Francoforte non lo dice. E questo, forse, è ancora più allarmante considerando i precedenti

Banche, torna la paura. Terremoto su Carige, la Bce boccia il piano

Ultimatum della Bce a Banca Carige: o raggiunge i requisiti patrimoniali richiesti entro fine anno o si adegua a trovarsi un matrimonio di puro interesse. Le alternative? Francoforte non lo dice. E questo, forse, è ancora più allarmante considerando i precedenti. Ieri pomeriggio, Banca Carige ha comunicato di aver ricevuto, due giorni prima, una lettera di Francoforte che bocciava il piano di conservazione del capitale dell'istituto presentato a fine giugno, dava cinque mesi di tempo all'istituto per «ripristinare e assicurare in modo sostenibile l'osservanza dei requisiti patrimoniali» e indicava la via della salvezza in una «aggregazione aziendale». Dallo scorso gennaio infatti Carige non rispetta i requisiti patrimoniali richiesti dalla vigilanza della Bce e, più in dettaglio il coefficiente di capitale totale (al 12,243% rispetto al 13,125% richiesto).

Nella missiva la Bce dopo aver rilevato «l'elevato tasso di avvicendamento» del cda e che dieci consiglieri dei 15 eletti a marzo 2016 si erano dimessi, compreso il presidente Giuseppe Tesauro, ha imposto alla banca della città della Lanterna «di procedere alla nomina di un nuovo presidente del cda al più tardi entro il 30 settembre», augurandosi una «leadership forte» e un «allineamento» dell'esecutivo «alle decisioni strategiche necessarie», una base «fondamentale» nei casi in cui «dovessero concretizzarsi rischi di esecuzione» del piano. L'Eurotower ha quindi dettato la rigida tempistica entro cui l'istituto ligure dovrà raggiungere gli obiettivi patrimoniali richiesti e che già un anno fa sono stati alla base dell'impotente pianto di ristrutturazione da un miliardo finora solo parzialmente raggiunto. Il piano d'azione dovrà essere presentato entro novembre e i target raggiunti per fine anno. Una proroga, avvisa Francoforte, sarà concessa solo nel caso di «un'aggregazione», per rispecchiare quindi «le esigenze di tale operazione».

Le contestazioni di Francoforte giungono dopo che, negli ultimi giorni, le tensioni tra l'azionista di riferimento Vittorio Malacalza (al 20,6% del capitale) e l'ad Paolo Fiorentino sono sfociate in un crescendo di accuse, minacce di adire a vie legali e, infine, nella lettera di dimissioni dell'azionista dalla vicepresidenza a decorrere dall'elezione delle nuove cariche. Il cda del 3 agosto infatti, su richiesta di Raffaele Mincione (ufficialmente al 5,4% del capitale), dovrebbe fissare per settembre un'assemblea per la revoca del cda e l'elezione di un nuovo vertice. Per la prima volta il controllo di una banca potrebbe passare da una guerra in assemblea, nonostante l'interpretazione dei paletti normativi dia luogo a dibattiti.

La Bce, scesa sul campo di battaglia, sembra sposare con i suoi espliciti richiami la tesi di Fiorentino che spinge, da tempo, verso un'aggregazione. Una scelta poco amata da Malacalza che, nella banca, ha finora investito 400 milioni e che potrebbe vedersi ridotta la sua presa da un eventuale matrimonio. Lo stesso imprenditore tuttavia nella lettera di addio lamentava «interferenze improprie» da parte della Bce nella gestione aziendale.

Francoforte peraltro ha anche obiettato a Carige la mancata prevista emissione fino a 500 milioni di euro di bond subordinati di classe 2, «pietra angolare del piano». Un «insuccesso», scrive la Bce, dovuto tuttavia a «fattori idiosincratici e di mercato». L'istituto presieduto da Mario Draghi rileva poi che non è stata eseguita entro giugno nessuna di quelle misure opreviste come la «cessione di attività non strategiche, ivi incluse le attività immobiliari, una partecipazione in Autofiori e la cessione delle quote di Banca d'Italia».

La banca, nel comunicato di ieri, ha confermato l'intenzione di procedere alle emissioni» e, per quanto invece riguarda le cessioni, sostiene di volerle «portarle a termine entro fine 2018, purché ne sussistano le condizioni».

Vedremo oggi come reagirà il titolo in Borsa.

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