
Negano ogni accusa. O restano in silenzio. La spavalderia delle intercettazioni è sparita nei giovani arrestati per la strage di Corinaldo. La banda di modenesi accusati di 33 rapine nei locali, quasi tutte messe a segno con la tecnica dello spray al peperoncino per stordire le vittime e creare il panico. Lunedì il primo a trovarsi davanti ai magistrati era stato Andrea Cavallari, quello che gli inquirenti ritengono sia il capo di una delle due squadre che componevano la banda. «Sono entrato in quella discoteca dieci minuti prima della tragedia - ha spiegato -, non ho spruzzato lo spray e non ero in contatto con gli altri ragazzi». Ieri è toccato agli altri.
Andrea Balugani, il 65enne ritenuto il ricettatore, titolare di un compro oro, non ha parlato. Ugo Di Puorto (nella foto) considerato il capo dell'altra batteria (figlio del boss Sigismondo di San Cipriano di Aversa detenuto per due condanne per associazione camorristica ed estorsione con collegamenti con il clan dei Casalesi) e Raffaele Mormone potrebbero invece chiedere di essere sentiti nei prossimi giorni sebbene abbiano scelto il silenzio. La strategia difensiva dei legali degli arrestati per i fatti di Corinaldo sembra chiara nelle parole dell'avvocato Gianluca Scalera: «I miei assistiti si assumeranno la responsabilità per quello che hanno fatto, non per quello che non hanno fatto. Stiamo lavorando, faremo delle indagini difensive, sentiremo delle persone, faremo ovviamente i nostri accertamenti sulle celle telefoniche, abbiamo un gran lavoro da fare. I furti non li hanno ammessi - ha detto l'avvocato parlando coi giornalisti fuori dal carcere di Modena - ma con molta realtà si assumeranno la responsabilità di quello che hanno fatto».
Poi è toccato a Moez Akari, difeso dallo stesso legale di Cavallari, e anche lui ha scelto la linea dell'estraneità. Il 22enne tunisino residente a Castelnuovo Rangone (Modena), il più anziano della «banda dello spray». Davanti al gip Andrea Romito si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha reso al magistrato che lo ha interrogato una dichiarazione spontanea.
«Ha ribadito l'assoluta estraneità alla vicenda di Corinaldo - ha spiegato il suo avvocato - Lui era lì (arrivò con Cavallari e Haddada intorno alla mezzanotte del 7 dicembre), ma non c'entra niente con lo spruzzo dello spray, non ha avuto alcun tipo di contatto con gli altri, alcuni dei quali nemmeno conosceva». Del 22enne tunisino, Scalera ha aggiunto che «è sconvolto da questa vicenda».