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La banda di Montecarlo riciclava milioni Indagati pure i Tulliani

In manette l'ex deputato Laboccetta e il "re delle slot" Corallo. Evase cifre da capogiro

La banda di Montecarlo riciclava milioni Indagati pure i Tulliani

Roma - Palate di soldi, milioni incassati eludendo le imposte su slot machine e gioco online, riciclati in tutto il mondo. Finiscono in carcere su ordine della Dda e per mano dello Scico delle Fiamme gialle il re dei Casino e delle slot Francesco Corallo, patron di Atlantis (poi B-plus, poi Global Starnet), alcuni suoi collaboratori e pure l'ex parlamentare Pdl Amedeo Laboccetta, che avrebbe incassato 50mila euro di finanziamento per la sua campagna elettorale da un conto intestato alla Atlantis. E si ritrovano tra gli indagati Giancarlo e Sergio Tulliani. Il fratello e il padre di Elisabetta Tulliani, ossia il cognato e il suocero dell'ex terza carica dello Stato, per la Dda avrebbero concorso al riciclaggio del gruppo, offrendo la disponibilità dei loro conti all'estero e - il giovane Tulliani - anche società offshore. Tra queste ultime Printemps e Timara. Le due «ltd» grazie alla cui copertura Tulliani jr si era assicurato l'acquisto a prezzo di svendita da An dell'appartamento di Montecarlo, donato al partito da una contessa idealista e finito nelle mani del «cognato» di Fini.

Corallo è finito in manette a Sint Marteen, l'isola delle antille olandesi dove ha sede uno dei suoi casino e dove l'uomo si era da tempo trasferito. La polizia olandese, in collaborazione con le autorità italiane, ha provveduto sul posto anche a sequestri immobiliari. La società finita nel mirino dell'inchiesta (che nasce da quella milanese sui rapporti tra Corallo e l'ex presidente della Bpm Massimo Ponzellini, che al gruppo aveva concesso un finanziamento da 150 milioni di euro) ipotizza a vario titolo per gli indagati i reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, è la Global Starnet, parte del gruppo di Corallo. Che avrebbe sottratto tra 2004 e 2008 circa 85 milioni di euro grazie al mancato versamento dei tributi erariali, eludendo secondo l'Antimafia altri versamenti anche dal 2008 in poi, per centinaia di milioni di euro complessivi, grazie anche a «ritocchi» alle normative del settore, in particolare a un decreto tagliato su misura per Corallo, secondo l'accusa, «grazie alla mediazione dell'allora on. Laboccetta (che sedeva in Commissione Finanze), ma soprattutto dell'on. Milanese (al Ministero dell'Economia)». Decreto usato anche come causale in un versamento transitato per un conto di papà Tulliani.

Nell'indagine si parla e molto di Tulliani e dell'affaire monegasco. C'è un intero paragrafo dell'ordinanza dedicato ai «trasferimenti relativi all'appartamento di Montecarlo». Perché, sorprendentemente, proprio Corallo, tramite il suo collaboratore Rudolf Baetsen, paga materialmente la casa svenduta da An. Sia la prima compravendita, dal partito alla Printemps di Tulliani (330mila euro comprese spese notarili), sia - due mesi dopo - la seconda compravendita, dalla Printemps di Tulliani alla Timara di Tulliani (360mila euro spese comprese). Lo strano rapporto con Corallo frutta anche la nascita della galassia di offshore, creata per Tulliani dalla Corpag di Walfenzao (uno dei protagonisti dell'affaire monegasco, indagato ora dalla Dda) che operava «per gli interessi di Corallo» e soci.

Quanto al fatto che le offshore fossero «cosa loro», per il gip è «sicuro» il coinvolgimento di Elisabetta Tulliani. Nel 2014 incarica due avvocati «affinché la rappresentino in tutti gli affari concernenti Timara ltd». E, ricorda il gip, un anno e mezzo più tardi la casa viene rivenduta a 1.360.000 euro. Chissà a quale «buona battaglia» sono andati i soldi. Di certo nel 2008, quando Walfenzao chiede il saldo dei costi sostenuti da Corpag per Tulliani e Tulliani lo rinvia a Baetsen, questi chiede a Corallo se deve procedere anche per le spese relative all'appartamento. Corallo dice di sì: «lo dedurremo da ciò che gli dobbiamo». Rapporti stretti di dare e avere, insomma. Il re delle slot nel 2008 voleva addirittura far acquisire alla offshore di Tulliani, la Jayden, il 10 per cento di Atlantis Italia per 2 milioni di euro, infilando il rampollo in un grande business.

Che salta solo perché Corallo non voleva perdere il completo controllo sulla società.

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