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Bankitalia sbugiarda l'Ue: bloccò il salvataggio

La lettera di via Nazionale al sindaco di Ferrara: «La Commissione ci impose di coinvolgere gli azionisti»

Bankitalia sbugiarda l'Ue: bloccò il salvataggio

Se migliaia di italiani hanno perso i loro risparmi, investiti in obbligazioni di banche sull'orlo del fallimento, la colpa è dell'Unione Europea. Bankitalia punta il dito. Assolvendosi da ogni responsabilità in ordine al crac di Banca Etruria, Cariferrara, Banca Marche e Carichieti, via Nazionale tira in ballo la Commissione europea, accusandola d'aver stoppato il piano di salvataggio che avrebbe impedito il sacrificio dei piccoli risparmiatori. Una mossa che se da un lato mette in risalto per la prima volta in maniera ufficiale il ruolo della Commissione, sin qui tenuta ai margini di ogni polemica per evitare l'acuirsi delle tensioni tra Roma e Bruxelles, dall'altro inevitabilmente porta sul banco degli imputati anche il governo Renzi, asfaltato dagli eurocrati.Non lascia dubbi la lettera che «per conto del Governatore dottor Visco» il capo del Servizio segreteria particolare del direttorio e comunicazione della Banca d'Italia, Gian Luca Trequattrini, ha inviato al sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, in risposta allo sconcerto manifestato «per il provvedimento di risoluzione della Cassa di Risparmio ferrarese». A spingere Cariferrara sull'orlo del precipizio, secondo Trequattrini, «scelte strategiche sbagliate poste in essere nello scorso decennio dagli organi della banca e operazioni di credito che hanno generato perdite rilevanti», all'incirca 376 milioni al 31 marzo 2015, oltre a sofferenze per un miliardo e 200 milioni. Ma ciò che rileva è altro: «L'aumento di capitale approvato dall'assemblea dei soci del 30 luglio - scrive Trequattrini - costituiva una valida soluzione alla crisi, ma non ha trovato immediata attuazione per l'esigenza di ottenere la prevista autorizzazione della Bce e dare corso, per il tramite del Mef, alla necessaria interlocuzione con la Commissione europea, atteso l'intervento del Fondo Interbancario di tutela dei depositi». E quando i pontieri si sono messi all'opera per cercare un'intesa, è arrivata la doccia fredda: «A fine agosto la Commissione ha comunicato l'obbligo di stand still previsto dalla Banking Communication del 30 luglio 2013. Nel corso dei successivi contatti gli uffici della Commissione hanno ribadito la necessità che l'intervento del Fondo Interbancario prevedesse la preventiva compartecipazione alle perdite da parte di azionisti e creditori subordinati». Un quadro confermato dai commissari Ue Margrethe Vestager e Jonathan Hill, che il 19 novembre avevano poi diffidato per iscritto Palazzo Chigi: «Se uno stato membro opta per lo schema di garanzia dei depositi per ricapitalizzare una banca allora occorre attenersi alle regole Ue sugli aiuti di stato». Insomma, tutti sapevano. E nessuno ha provato seriamente a fermare la ghigliottina del bail-in. Neppure la Banca d'Italia, che all'assemblea dei soci Carife lamentano le associazioni dei consumatori, e non solo loro - avrebbe potuto lanciare l'allarme e favorire la trasformazione di parte dei bond in azioni. Niente di niente. Tanto che alla lettura dell'informativa di Bankitalia Tagliani (esponente di punta del Pd emiliano) è sbottato: «Una lettera di circostanza, che non entra nel merito delle questioni poste». Ancor più tagliente il giudizio della Lega, affidato al capogruppo in Regione Alan Fabbri: «Sacrificando Cariferrara il governo ha voluto coprire l'operato di Visco».

Sola certezza, nel frastuono dello scaricabarile: il conto l'hanno pagato gli italiani, perché così Bruxelles ha deciso.

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