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Bankitalia in trincea: "Su Pop Bari si cerca un capro espiatorio"

Visco si difende. E sul caso Tercas via Nazionale chiama in causa il ruolo dell'Unione Europea

Bankitalia in trincea: "Su Pop Bari si cerca un capro espiatorio"

Ignazio Visco e Banca d'Italia si sentono come un capro espiatorio per il collasso della Popolare di Bari. E messi all'angolo, si difendono. Il governatore ieri ha approfittato dell'anteprima del docufilm su Giorgio Ambrosoli per inserire nel suo discorso alcuni passaggi che in molti hanno collegato alle cronache bancarie degli ultimi giorni. Bankitalia era allora, è e resterà sempre un'istituzione a esclusivo servizio dello Stato", ha detto Visco sottolineando anche che oggi si è spesso alla ricerca di illusori capri espiatori e i sentimenti di odio che ne derivano possono portare i nostri giovani a pensare che non vi sia più spazio per la competenza, per l'integrità morale e per il senso del dovere.

Alle parole di Visco ha fatto eco una dettagliata ricostruzione dell'attività di Vigilanza negli ultimi nove anni pubblicata da via Nazionale sul suo sito istituzionale. Nel documento, Bankitalia parte dal primo accertamento ispettivo nel 2010 concluso con una valutazione ''parzialmente sfavorevole dopo aver rilevato "carenze nell'organizzazione e nei controlli interni sul credito". Seguono passaggi e verifiche, con ''continui scambi informativi con la Consob", "interlocuzioni con l'autorità giudiziaria" mentre "l'aggravamento della situazione aziendale della banca più volte portata all'attenzione anche del ministero dell'Economia".

Ma è sull'acquisizione di Tercas che ora si gioca la partita delle responsabilità fra gli amministratori dell'istituto pugliese e la Vigilanza. Che infatti dedica all'operazione una parte corposa della ricostruzione. Definendo il coinvolgimento della Bari avvenuto nel 2014 come un intervento di "salvataggio" accompagnato da un contributo di 330 milioni da parte del Fondo Interbancario. Nella primavera del 2015, però, questo intervento viene contestato dalla Commissione Ue come possibile aiuto di Stato. Per superare l'ostacolo viene messo in pista lo Schema Volontario del Fondo cui contribuiscono le banche sane del sistema.

Un'operazione che ritarda i tempi di integrazione tra la Bari e Tercas, con significative conseguenze negative sulla attività di entrambi gli istituti, aggiunge Bankitalia come a sottolineare che Bruxelles ci ha messo del suo nel far precipitare la situazione. Solo nel 2019 il Tribunale dell'Unione annulla la decisione dell'Antitrust europeo che però presenta appello alla sentenza (il verdetto è atteso nel 2020).

Quanto alle ragioni strategiche, l'acquisto di Tercas si inseriva nello sviluppo lungo la dorsale adriatica del Paese all'epoca indicato nel piano industriale della Pop Bari che prevedeva anche un programma di rafforzamento patrimoniale sollecitato dalla Vigilanza. Nel biennio 2014-15 la banca emette così 330 milioni di euro di nuove azioni e colloca 220 milioni di euro di obbligazioni subordinate.

La Vigilanza conclude il documento lanciando l'allarme: in caso di liquidazione dell'istituto, il valore delle azioni verrebbe azzerati esacerbando il contenzioso legale con i soci. "La cessazione dell'attività della banca implicherebbe il blocco dell'operatività con forte pregiudizio della continuità di finanziamento di famiglie e imprese", viene aggiunto ricordando che oltre due terzi delle obbligazioni della banca (subordinate e senior) sono in mano a privati e clientela retail. Non solo. Nei forzieri ci sono 8 miliardi di depositi, 4,5 sotto la soglia dei 100 mila euro quindi protetti dal Fondo Interbancario che però a dicembre 2019 ha una dotazione finanziaria di 1,7 miliardi. Ciò comporterebbe l'esigenza di attivare il finanziamento di 2,75 miliardi sottoscritto in agosto con un pool di banche.

E quindi a carico del sistema.

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