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Barbara Lezzi Ministro del Sud Dimenticato. Comuni preoccupati ed infrastrutture a rischio

Dal Def sparite le previsioni sulle decontribuzioni per chi assume, la regola del 34% per gli investimenti in ogni comparto ed i fondi per i Comuni. A rischio anche l’alta capacità sino a Bari, Reggio Calabria e fascia ionica

Barbara Lezzi Ministro del Sud Dimenticato. Comuni preoccupati ed infrastrutture a rischio

Prima di intraprendere la sua carriera politica Barbara Lezzi ha lavorato per anni in un’orologeria leccese di origini socialiste (tra i proprietari lo zio sodale dell’ex Presidente delle Partecipazioni Statali l’on. Biagio Marzo) per cui dovrebbe avere ben chiara l’importanza del tempo e dei più deboli, specie nel Sud. Origini occupazionali che non la stanno aiutando a difendere il Mezzogiorno. Conte sfiducia se stesso e la stessa Lezzi, essendo il Premier del foggiano e la seconda salentina. Sfiducia perché nel Def le parole Sud e Mezzogiorno compaiono, complessivamente, solo per quattro volte e presto detto il perché.

“Resto al Sud” il progetto della titolare del dicastero “Resta a Casa” essendo scomparso insieme agli incentivi ed alle decontribuzioni al 100% per le nuove assunzioni azzoppando la regola del 34% per il riequilibrio, in ogni comparto nazionale, della spesa e degli investimenti.

Forse per la Ministra il buon esempio dovrebbe partire dal suo sacrificio di non restare nel tacco d’Italia “alloggiando” nella Capitale per la sua “missione governativa”. Se questa lettura la può valutare senza indignazione, lo Svimez la “rassicura”, rispetto all’ironico “Non Resto al Sud”. Negli ultimi quindici anni 700 mila giovani, di cui 200 mila laureati, hanno lasciato, un po’ come lei, le proprie terre di origine. Poco da aggiungere non tralasciando, anche, il calo dal 2008, del 4.2% dei 273 mila posti di lavoro in meno.

Ma le “dimenticanze” non umiliano solo la collettività dei singoli ma anche le Istituzioni che governano questi. Nel Def neppure una parola per le periferie ed un miliardo e seicento milioni di euro sottratti dalle necessità di 96 Comuni capoluogo che, rispetto agli anni passati, rischiano di determinare un danno per almeno 20 milioni di italiani che non godranno di 1625 interventi di riqualificazione urbana già in essere e finanziati.

Valutazione oggettiva nell’analisi costi/benefici delle grandi opere pubbliche? No, neanche questo. Sparisce dall’elenco la Tap, il gasdotto che a breve penetrerà il Salento, e per una par conditio da promesse elettorali (in quindici giorni lo bloccheremo) non viene citata neppure la Tav anch’essa, negli auspici “stellati”, opera da fermare. Ma non è tutto perché non c’è cenno di necessari dieci miliardi per l’alta capacità che renda raggiungibile il Mezzogiorno con treni non da terzo mondo. Zero citazione per le tratte sino a Bari (la Lezzi avrebbe dovuto farne una sua battaglia per portarla anche sino al Salento), per quella che da Battipaglia avrebbe collegato in tempi moderni Reggio Calabria e non ultima la Jonica.

Il progetto “Resto al Sud”, se non si interviene concretamente, diventerà “Resta il Sud” ed il dicastero dovrà esser ribattezzato Ministero del Mezzogiorno Dimenticato.

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