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"Barca con 50 profughi in mare". Ma non si trova

L'accusa: «Italia e Libia non rispondono». In Olanda in vigore legge anti ong. Casarini dai pm

"Barca con 50 profughi in mare". Ma non si trova

Da lunedì sera si sono perse le tracce di un'imbarcazione con a bordo una cinquantina di migranti. Ad annunciarlo il sito di Alarm Phone, il numero di emergenza usato spesso da chi solca il Mediterraneo. A quanto pare, la segnalazione era partita nel pomeriggio, quando erano state anche fornite le coordinate utili a rintracciare il barcone. Dopo un silenzio di diverse ore, una nuova chiamata alle 22, per indicare che il natante aveva difficoltà. Dopodiché gli immigrati sembrano essere svaniti nel nulla.

Lo stesso staff di Alarm phone ha allora tentato di contattare la Guardia costiera libica, senza però, dicono, ottenere alcuna risposta. Così, subito dopo, è partito un avviso a Imrcc Roma, il centro di coordinamento degli omologhi italiani, che hanno fornito un secondo numero dei libici. Nessuno, a quanto pare, avrebbe mai risposto. In realtà, con una nota la Guardia costiera italiana specifica che dopo la segnalazione del natante con a bordo 50 persone, individuato a nord di Zwara, Tripoli è stata regolarmente avvertita: «Abbiamo inoltrato le informazioni ricevute dalla Guardia costiera libica - scrivono -, che ha assicurato l'avvenuta ricezione degli elementi forniti, per le successive azioni di competenza». La cosa che dà da pensare è che il barcone sia partito proprio quando una nave delle Ong, la Alan Kurdi di Sea Eye, che ora è alla ricerca del natante, si trovava in prossimità della costa libica, nelle acque a ovest della capitale. Che ci sia una connessione tra la presenza delle imbarcazioni del soccorso e le partenze? A questo punto pare sempre più chiaro.

L'sos è stato dato anche dalla Ong spagnola Open Arms, la cui nave è attualmente in porto a Barcellona, ferma da mesi a causa dello stop imposto dalle autorità spagnole. Su Twitter il loro messaggio: «La Libia non risponde, l'Italia non risponde, nessuno coordina i soccorsi, nessuna nave, non c'e nessuno. Quanti morti costeranno queste elezioni europee?». Il tutto mentre l'olandese Sea Watch avverte che il suo Paese ha cambiato le leggi che avrebbero consentito al natante di riprendere la via del mare. Ma anche un'altra Ong, Mediterranea, è al centro delle cronache. Nella giornata di ieri, infatti, il capo missione della Mar Ionio, l'attivista Luca Casarini, è stato interrogato dal procuratore Salvatore Vella al tribunale di Agrigento. Come si ricorderà, l'uomo è indagato, insieme al comandante Pietro Marrone, per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e per non aver rispettato l'ordine di fermare l'imbarcazione da parte di un pattugliatore della Guardia costiera italiana.

«Certo che parlo ha detto ai cronisti Risponderò molto volentieri. Sono altri quelli che si nascondono e scappano dai processi». L'intento della Ong Mediterranea, nonostante i divieti e le norme imposte dal Viminale, comunque, non cambia: «Torneremo nel canale di Sicilia». Tanto che già stanno reclutando equipaggi per raggiungere l'intento.

Ma non è detto che riescano.

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