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Basi Usa nel mirino dell'Isis. Allarme esteso pure all'Italia

I servizi segreti sudcoreani avvisano Washington: il "Califfato" ha una lista di 77 obiettivi nel mondo

Basi Usa nel mirino dell'Isis. Allarme esteso pure all'Italia

I seguaci del Califfo hanno preparato una lista nera di 77 basi Nato e americane da colpire in tutto il mondo. Oltre alle installazioni sono stati selezionati decine di individui, in 21 Paesi diversi, come bersagli di omicidi mirati. Nomi e luoghi nel mirino dello Stato islamico sono coperti dal più stretto riserbo, ma è molto probabile che riguardino anche l'Italia.

L'allarmante notizia è trapelata nella Corea del Sud, dall'altra parte del mondo. Il National intelligence service (Nis), i servizi segreti di Seul, hanno confermato che l'unità di pirati informatici dello Stato islamico, United Cyber Caliphate, ha raccolto informazioni dettagliate su alcune unità americane di stanza in Corea. Fra gli obiettivi delle bandiere nere figura anche la base aerea Osan. Una grande installazione militare americana, 64 chilometri a sud di Seul, fin dai tempi della guerra in Corea.

Secondo l'intelligence coreana i dati raccolti dagli hacker comprendono immagini satellitari attraverso Google map, che però nelle zone a rischio oscura le installazioni militari. E informazioni dettagliate su personale coreano, che è stato messo sotto scorta, come un dipendente della Cooperazione allo sviluppo di Seul. Almeno parte delle informazioni sulla lista nera dei bersagli sarebbero state trasmesse dall'unità cibernetica del Califfato attraverso Telegram, un sistema di messaggistica più criptato di Whatsapp.

In qualche maniera i servizi segreti sono riusciti a ricostruire la lista delle 77 basi Nato e americane nel mirino e degli individui sotto tiro. Secondo la Cnn, il Pentagono nelle prossime ore dovrebbe rilasciare una dichiarazione sulla nuova minaccia globale.

Non è escluso che ci siano obiettivi privilegiati anche in Italia. Lo scorso maggio sono stati condannati a 6 anni di carcere il tunisino Lassaad Briki e il pachistano Muhammad Waqas, arrestati nel luglio del 2015. Secondo l'accusa volevano colpire la base aerea di Ghedi in nome dell'Isis. I pm hanno spiegato che Briki, prima di essere arrestato, stava facendo ricerche in rete su come «si abbattono gli aerei». Dalla base di Ghedi sono partiti i caccia bombardieri, che hanno operato dal Kuwait per individuare gli obiettivi dello Stato islamico da colpire in Iraq. Proprio in questi giorni i caccia Tornado, Black Cats, di Ghedi sono rientrati in patria per lasciare il posto al Task group Devil degli Amx decollati dalla base di Istrana, in provincia di Treviso. La grande base americana di Aviano o la caserma Ederle di Vicenza, dove ha sede il contingente degli Stati Uniti per le operazioni in Africa, soprattutto in funzione antiterrorismo, sono altri potenziali obiettivi delle bandiere nere. Nel mirino potrebbe esserci anche la base di Sigonella, da dove decollano i droni armati Usa che sorvolano la Libia.

La Germania sta investendo 65 milioni di euro per una base aerea in Turchia collegata al grande hub Nato di Inçirlik, da dove partono le missioni alleate contro l'Isis in Iraq e Siria. L'Inghilterra è sicuramente nel mirino. Dalle basi sul suolo britannico sono decollati i caccia Usa F 15 che in aprile hanno bombardato le bandiere nere a Sabrata, in Libia.

Secondo l'intelligence coreana la lista nera di obiettivi occidentali è stata trasmessa agli adepti dello Stato islamico annidati nei paesi che ospitano basi e installazioni. L'attacco ad un bersaglio militare è un salto di qualità rispetto agli attentati dell'ultimo anno a Parigi, Bruxelles e Orlando che hanno massacrato civili indifesi.

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