Politica

Basta lacrime, i soldi ci sono

di È un'altra l'alluvione veramente apocalittica: l'alluvione delle lacrime di coccodrillo versate dalla politica. S'insinua da tutte le fessure e arriva in ogni singola casa, anche in quelle risparmiate fortuitamente dai castighi naturali. Ogni volta la stessa messa cantata: basta con la cementificazione selvaggia e coi condoni, basta con gli ipermercati dentro gli alvei dei fiumi, basta con la follia suicida dei comuni senza piani di protezione civile. È un basta indignato e furioso. Un basta totale e definitivo. Fino al sorgere del sole e ai primi annunci di tepore: con i piedi all'asciutto, l'argomento viene immancabilmente derubricato, ridimensionato, dimenticato. Anche stavolta stiamo cominciando bene. Grillo ha puntualmente una sua chiave di lettura, che non suona del tutto nuova: «Ma in che Paese vivono Renzi e Alfano? In quello delle fate? Hanno una bomba sotto il sedere e morti sulla coscienza, ma fanno solo comizi». Dal summit australiano, Renzi manda a dire che «vent'anni di politiche ambientali delle Regioni sono da rottamare». E se il premier esprime un giudizio universale, il suo tecnico Erasmo D'Angelis, delegato a guidare la riscossa idrogeologica, approfondisce con dati ed esempi: «Nessun Paese serio organizza l'Expo con 1700 milioni per opere di ogni tipo, meno quella principale: gli argini sul Seveso, che ha allagato Milano 342 volte in 150 anni e 8 volte negli ultimi 2 mesi». Ma la rivelazione più eclatante è un'altra: «La cosa che mi ha colpito è la cifra di 2,3 miliardi stanziati negli ultimi 15 anni da Stato e Regioni per 1000 opere urgenti e mai spesi».

Siamo chiaramente al punto. L'Italia politica e amministrativa del basta e del mai più, che ogni volta vorrebbe rassicurarci almeno con l'intransigenza dei rimedi, è poi sempre la stessa Italia sciatta, cavillosa, burosaura che lascia le cose come stanno. In tanti casi ci viene detto che di soldi non ce ne sono. In questo caso ci viene detto che i soldi c'erano, stanziatissimi, ma che nessuno s'è preso la briga di spenderli. A completare la sensazione di impotenza cosmica, i dati diffusi dalla Coldiretti: negli ultimi vent'anni abbiamo speso in riparazioni (vere o teoriche) il triplo di quanto si sia speso nella prevenzione, 22 miliardi contro 8. Non serve essere geologi per saperlo, lo verifichiamo tutti i giorni nella nostra gestione domestica: la riparazione è sempre più costosa di una regolare manutenzione. E dire che non ci sono mancate le occasioni, per intuire in tempo come questo flagello del dissesto idrogeologico sia urgente e primario. Dalle alluvioni del Polesine e di Firenze sono passati tantissimi anni e tantissime altre immersioni, ma ancora una volta ci ritroviamo al punto di partenza: a questo basta, a questo mai più, a questo punto di svolta che preannuncia una nuova stagione. Una nuova Italia. Oggi ci rassicurano con i 9 miliardi stanziati per 7mila cantieri nei prossimi 6 anni. Verrebbe tanta voglia di credere.

Ma oltre all'alluvione delle lacrime di coccodrillo ce n'è un'altra ben nota, diretta parente, che spaventa: l'alluvione delle promesse.

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