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"Basta con il mattone-bancomat. Dal 2012 salasso da 183 miliardi"

Il presidente Corrado Sforza Fogliani: "Con Imu e Tasi patrimoniale nei fatti"

"Basta con il mattone-bancomat. Dal 2012 salasso da 183 miliardi"

L'Imu e Tasi, imposte patrimoniali sugli immobili, solo l'anno scorso hanno sottratto alle tasche degli italiani ben 22 miliardi di euro. Famiglie e imprese si sono viste sottrarre, tramite questo prelievo, ben 183 miliardi di euro nel periodo 2012-2019 con il doppio risultato negativo di comprimere consumi e investimenti devastando, al contempo, il mercato immobiliare. Tra i 23 ddl collegati alla Nota di aggiornamento al Def è rispuntata la riforma del catasto. Poi, la marcia indietro del viceministro dell'Economia Misiani che ha «imitato» il Matteo Renzi nel 2015, spaventato dagli effetti mostruosi che avrebbe prodotto. Abbiamo parlato di questa minaccia incombente sull'investimento preferito dagli italiani con il presidente del Centro studi Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani.

Presidente Sforza Fogliani, il governo sembra aver cambiato repentinamente idea sulla riforma del catasto.

«Bisogna vedere se l'Europa sarà d'accordo con questa intenzione, visto che gli organismi internazionali da anni chiedono di spostare la tassazione dalle persone ai beni mobili e immobili. Sarà difficile dire: Scusate, ci siamo sbagliati. Probabilmente avranno temuto che questa mossa potesse determinare effetti negativi sulle prossime consultazioni regionali».

In generale, come valuta i progetti di riforma del catasto?

«Sarebbero una buona notizia se ci si potesse fidare di questo Stato. Purtroppo non ci sono le condizioni perché questo possa succedere. Qui in Emilia Romagna la Regione ha già approvato una delibera per aumentare gli oneri di costruzione, facendo riferimento ai valori Omi (Osservatorio del mercato immobiliare; ndr) che sono calcolati dall'Agenzia delle Entrate e sono superiori alla media dei valori reali. Lo scopo, ovviamente, è quello di fare cassa nonostante la giurisprudenza tributaria abbia detto che i valori Omi non possono fare testo perché non rappresentano realmente il mercato».

Cosa accadrebbe se il governo Conte volesse agire in ottica redistributiva?

«Sarebbe un disastro. Quando nel 2015 l'Agenzia delle Entrate inviò le proprie proposte al ministero dell'Economia fu così smodata che l'operazione fu immediatamente sospesa. Renzi disse che «il catasto va modificato subito dopo le elezioni e non subito prima, il che la dice lunga sulle finalità con cui viene portata avanti questa operazione».

Anche oggi come nel 2015 si è affermato che ci sarebbe stata invarianza di gettito.

«Sarebbe una catastrofe annunciata. L'invarianza era considerata sotto il profilo della singola zona censuaria (parte di un Comune o di più Comuni caratterizzati dalle medesime rendite catastali; ndr) e questo avrebbe permesso di controllare eventuali discrepanze. Oggi l'invarianza non è più sufficiente perché i valori di mercato sono crollati e, dunque, diventerebbe un catasto puramente patrimoniale, un obiettivo che i marxisti al governo hanno sempre perseguito».

Dobbiamo, perciò, aspettarci la patrimoniale?

«La patrimoniale, con Imu e Tasi, è già nei fatti. È difficile pensare che possano incamerare più soldi dalle case di quanto facciano adesso. Di sicuro non si opererà la revisione del catasto per incassare meno: l'obiettivo è aumentare le imposte.

Per dimostrare il contrario dovrebbero presentare numeri artefatti e censire realmente la capacità degli immobili di produrre reddito».

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