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"La battaglia di Marzabotto": Matteo si rivela il solito facilone

La gaffe del premier sul palco della Festa dell'Unità di Bologna

"La battaglia di Marzabotto": Matteo si rivela il solito facilone

Due sere fa Matteo Renzi era sul palco della Festa dell'Unità di Bologna insieme con Carlo Smuraglia, presidente dell'Anpi, l'Associazione nazionale partigiani. Era, non solo simbolicamente, il momento perfetto per ricucire con l'ala partigiana della Sinistra democratica, con la quale il premier ha da tempo rapporti molto tesi, ingarbugliatisi attorno al voto sul referendum costituzionale (vi ricordate quando il ministro Boschi mandò su tutte le furie i partigiani facendo una distinzione tra quelli veri e quelli iscritti all'Anpi?). E cosa succede, invece? Succede che Renzi, durante il suo intervento, si lascia scappare che «Il nostro governo è orgoglioso di avere messo più soldi di qualsiasi altro negli ultimi 30 anni per la difesa della nostra memoria. Nel mio cuore c'è il 70° vissuto a Marzabotto, con gli eredi di quella battaglia, perché voglio garantire che comunque la pensiamo sul referendum quei valori sono anche i nostri». Dice così: la battaglia di Marzabotto. Che non è tanto un errore storico (a meno di non considerare l'uccisione di 770 civili, mitragliati dagli uomini della 16.SS-Panzergrenadier - Division Reichsführer SS, nell'autunno 1944, uno scontro militare e non un eccidio). E non è soltanto una gaffe atroce. È molto di più. L'ignoranza manifestata da Renzi in materia di Resistenza - per di più in un luogo sacro come la festa dell'Unità di Bologna, al cospetto dei vertici dell'Anpi - è la cartina di tornasole della sua superficialità politica. Il metro che misura tutta la distanza che lo separa da una parte consistente del suo partito. La spia della troppa facilità, che diventa faciloneria, con cui si rapporta con i compagni della sua avventura di governo. Renzi comunica bene, ma parla troppo. Spesso senza ascoltarsi.

La Rete, che è l'espansione digitale delle 4mila persone presenti all'incontro di Bologna, da due giorni sbeffeggia Renzi (mentre quotidiani e tg hanno di fatto ignorato la cosa). Ma confondere un massacro nazista entrato nei libri di Storia con un «comune» episodio militare della seconda guerra mondiale, non è come sovrapporre il Venezuela al Cile di Pinochet. E sbagliano i grillini che chiedono per Renzi la stessa gogna mediatica riservata al leader del loro movimento, Di Maio. Anzi, sbagliano due volte. Perché si tratta di due errori sostanzialmente diversi; e perché l'errore di Renzi è molto più grave. Il primo è uno scivolone storico-geografico, nulla più di un lapsus. Il secondo è un passo falso politico che rasenta l'offesa. Che dal punto di vista del consenso e dell'autorevolezza può avere esiti pesanti per Renzi.

Il quale, già malsopportato dai resistenti, ora - conoscendo la suscettibilità dei «vecchi» partigiani in tema di memoria storica - rischia una pericolosa rappresaglia.

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