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La battaglia per le poltrone ha già spaccato i giallorossi

Duello tra Pd e M5s per i viceministri e i sottosegretari Conte in pressing, i partiti giurano: «Oggi chiudiamo»

La battaglia per le poltrone ha già spaccato i giallorossi

Si spintonano per entrare e dunque non riescono a partire. Non è bastato neppure il consiglio dei ministri di ieri per mettere fine alla contesa sui sottosegretari che ormai da giorni paralizza il governo appena nato. Il M5s rivaleggia sui nomi da presentare. Il Pd assicura di avere già pronta la sua lista. Per non sbagliare, hanno rimandato ogni cosa alla settimana prossima, anche se i partiti giurano di poter chiudere già oggi. Il problema riguarda la squadra di viceministri e sottosegretari che si intende tenere stretta per non alimentare le polemiche delle opposizioni (40 posti al massimo) e che invece è finita per incendiare i partiti di maggioranza. A nulla sono servite le sollecitazioni di Giuseppe Conte che sarà pure applaudito, ma al momento non ascoltato.

Per trasmettere lo stato di confusione che ieri si respirava è sufficiente dire che la neo ministra della Pa, Fabiana Dadone, si è rimessa nelle mani di Luigi Di Maio: «La partita sui sottosegretari è ancora aperta. Decide il capo politico». Per il Pd decidono invece Dario Franceschini e Andrea Orlando con la missione di restituire rappresentanza alle regioni del Nord penalizzate da una compagine ministeriale sbilanciata a favore del Sud. Per quanto riguarda le caselle, al momento, la più discussa è quella da sottosegretario all'editoria. I democratici non vogliono lasciarla a Emilio Carelli del M5s, ma il M5s non intende cederla al democratico Andrea Martella. Tra i due litiganti c'è poi anche Conte che, tutto per sé, vuole come sottosegretario principe, Roberto Chieppa. Ieri si è aggiunta un'ulteriore spina. È quella della sindaca Virginia Raggi che sta provando in tutti i modi a sabotare la nomina della nuova figura, il sottosegretario per Roma Capitale, che il Pd ha disegnato per Roberto Morassut ma che la Raggi legge come un commissariamento. Ad imbrogliare il resto, ci sono le richieste di Giulia Grillo che pretende una ricompensa per il suo passo indietro alla Sanità. Il M5s non sa dove collocarla. Si è pensato come rifugio la Pa, ruolo però prenotato per Ugo Grassi, senatore e professore ordinario di diritto civile. Sembra più una fantasia - ma mai sottovalutare il talento creativo del M5s - il ritorno dell'ex ministra Elisabetta Trenta ma come vice all'Interno di Luciana Lamorgese. Al Viminale, per il M5s, corrono nelle ultime ore: Carlo Sibilia, Maurizio Cattoi, Gelsomina Vono. Alla Famiglia e Pari opportunità potrebbe essere indicata come sottosegretario la senatrice pentastellata Alessandra Maiorino. Circola anche il nome di Giancarlo Cancelleri (candidato M5s come governatore della Sicilia) come vice ministro ai Trasporti, anche se, economicamente, è più redditizio continuare a fare il consigliere regionale nell'isola. Tra i nomi nuovi, sempre del M5s, che si fanno per il ministero degli Affari Regionali, si registrano quelli di Giuseppe D'Ambrosio e Maria Luisa Faro. Per il Pd, allo Sviluppo Economico, potrebbe invece andare Luigi Marattin, deputato vicinissimo a Matteo Renzi che punta sempre a ottenere la nomina di Anna Ascani o di Simona Malpezzi all'Istruzione. Stabili sono gli scopi delle coppie (M5s) Stefano Buffagni e Laura Castelli all'Economia come quelli di Marina Sereni e Lia Quartapelle (Pd) per gli Esteri. L'ex vicepresidente del Csm e candidato del Pd come governatore dell'Abruzzo (sconfitto), Giovanni Legnini, ha tutte le qualità per essere vice alla Giustizia. Tra gli outsider dem, Roberto Cociancich.

Innumerevoli rimangono infine quelli ancora certi di meritare quantomeno un ministero.

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