Cronache

Battisti e gli altri coperti dalla "dottrina Mitterrand"

Il governo francese ha garantito riparo a tanti autori di stragi. Poi lo scudo di Lula in Brasile

Battisti e gli altri coperti dalla "dottrina Mitterrand"

Trentasette anni in fuga. Trentasette anni di slalom neanche tanto virtuale tra i paletti della giustizia italiana, ma approfittando di concreti e decisivi aiuti ricevuti dall'estero. Come è stato possibile che per un tempo così lungo Cesare Battisti abbia potuto evitare le patrie galere pur essendo stato condannato a due ergastoli? La prima risposta si chiama «dottrina Mitterrand», e prende il nome dal presidente francese che fu in carica per due settennati tra il 1981 e il 1995. Oggi può sembrare incredibile, ma nel 1982 François Mitterrand aveva fatto approvare dal Consiglio dei Ministri una norma in base a cui «la Francia valuterà la possibilità di non estradare cittadini di un Paese democratico autori di crimini inaccettabili». E in base a quali criteri questo enunciato poteva trovare applicazione? Nel caso che le richieste provenissero da Paesi «il cui sistema giudiziario non corrisponda all'idea che la Francia ha delle libertà».

Per Mitterrand questo era il caso dell'Italia, che tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta, per meglio affrontare la sanguinosa minaccia del terrorismo politico, aveva creato la figura del «collaboratore di giustizia», il famoso «pentito» le cui interessate confessioni consentivano di ottenere informazioni sui vertici delle Brigate Rosse o di gruppi simili in cambio di sconti di pena consistenti. Anche grazie a questi metodi lo Stato italiano vinse la sua battaglia con il terrorismo rosso, ma le sofistiche obiezioni del capo dell'Eliseo crearono le condizioni favorevoli alla fuga in Francia di assassini come Cesare Battisti, Giorgio Pietrostefani o Walter Grecchi (tra i tanti) e di «cattivi maestri» come Toni Negri e Oreste Scalzone. Si stima che circa 300 persone abbiano così beffato la legge italiana.

Battisti dunque, dopo la sua evasione dal carcere di Frosinone, approdò in Francia, dove per una ventina d'anni si atteggiò a esule perseguitato per le sue idee politiche. A Parigi l'ex giustiziere del proletariato si dedicò alla scrittura di libri gialli e godette delle aperte simpatie di un tipico milieu di estrema sinistra chic, che lo coccolò e lo accolse nei suoi ranghi senza vergognarsene. Tra i personaggi che espressero vicinanza a Cesare Battisti si ricorda l'attrice Fanny Ardant, che fece pubblico elogio dei brigatisti italiani confondendo idealismo con criminalità politica. Ma perfino della stessa ex Premiere Dame Carla Bruni si disse che avesse telefonato all'allora presidente brasiliano Lula per chiedergli di proteggere l'«esule» italiano.

A proposito della dottrina Mitterrand, nel febbraio 1985 il presidente francese e l'allora premier socialista italiano Bettino Craxi ebbero un incontro al termine del quale un comunicato chiariva che protagonisti o complici di fatti di sangue andavano esclusi dai benefici dell'asilo in Francia. Di fatto, però, fino al 2001 quando il terrorista Persichetti fu estradato in Italia, nulla cambiò. Solo all'inizio del nuovo secolo la dottrina Mitterrand viene abrogata e nel 2004 Battisti viene arrestato a Parigi. Segue l'estradizione in Italia, ma dopo 4 mesi l'ex capo dei Pac è libero e non perderà tempo a fuggire in Brasile, dove vivrà tra le protezioni politiche del presidente «operaista» Lula e ricorsi contro la giustizia italiana che lo insegue. Nel 2007 la latitanza dorata con vista sulla spiaggia di Copacabana s'interrompe: Battisti è di nuovo arrestato, ma all'ultimo minuto il ministro Tarso Genro gli concede asilo politico. Sarà poi lo stesso Lula, con l'ultimo atto della sua presidenza, a firmare l'atto che bloccherà l'estradizione.

L'ex terrorista è di nuovo libero di vivere e muoversi in Brasile, e la successiva presidenza Rousseff confermerà la complicità ideologica verso un pluricondannato per omicidio che non ha mai negato che violenza sanguinaria e idealismo politico dovessero andare a braccetto.

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