Politica

La bavarese Csu a muso duro contro la Merkel: stop all'invasione

Il messaggio è stato molto chiaro: "La Germania non vuole più essere un magnete per i rifugiati di tutto il mondo"

La bavarese Csu a muso duro contro la Merkel: stop all'invasione

Berlino Oggi si riparte da zero. Come se le elezioni fossero state svolte tre settimane fa, mentre risalgono al 24 settembre. I cristiano democratici (Cdu) di Angela Merkel, i cristiano-sociali (Csu) del governatore bavarese Horst Seehofer e i socialdemocratici (Spd) di Martin Schulz inaugureranno colloqui esplorativi organizzati su 15 aree tematiche per verificare la fattibilità di una grande coalizione. Molto rumore per nulla. Leader e partiti si conoscono già benissimo: sono gli stessi che hanno guidato la Germania negli ultimi quattro anni e che ancora siedono insieme al governo per il disbrigo degli affari correnti. Dopo il fallimento a sorpresa di due mesi di negoziati per una «coalizione Giamaica» fra Cdu, Verdi e Liberali, nessuno dei protagonisti oggi in campo può permettersi errori. La strada della Grosse Koalition sembra segnata: né Merkel in calo nei sondaggi, né i socialdemocratici precipitati al minimo storico (il 20,5%) sono pronti a tornare al voto. Men che mai i cristiano-sociali bavaresi, che alle urne andranno in autunno per rinnovare il Parlamento della Baviera, l'unico Land dove si presentano, vincendo, di solito, a man bassa. Protagonisti di questo fine settimana sono stati proprio loro: i cristiano-sociali hanno organizzato un ritiro a Kloster-Seeon per preparare i colloqui a Berlino e le elezioni regionali.

Il messaggio è stato molto chiaro: «La Germania non vuole più essere un magnete per i rifugiati di tutto il mondo», ha dichiarato il capogruppo Csu al Bundestag, Alexander Dobrindt. Parole che spianano la strada verso l'obiettivo politico dei bavaresi: recuperare i troppi voti persi a destra a favore degli xenofobi di Alternative für Deutschland. E poiché sul no ai rifugiati la cancelliera è considerata un po' dura d'orecchi, a Kloster-Seeon la Csu ha invitato un ospite che sul tema si fa capire molto bene: il primo ministro ungherese Viktor Orban. L'arrivo di centinaia di migliaia di profughi ha creato «problemi per la democrazia», ha scandito il leader magiaro, secondo cui gli europei «non vogliono vivere sotto la minaccia del terrorismo». Per Merkel, i bavaresi hanno preparato una lista di misure anti-profughi: no ai sussidi per 36 mesi anziché 15 come accade oggi e no ai ricongiungimenti familiari.

La Csu ha poi respinto le critiche della Spd per aver invitato il «Viktator» ungherese. I leader delle regioni nelle quali la Baviera ha interessi economici sono sempre i benvenuti. E a differenza del governo polacco, che per i tedeschi ha preso una deriva troppo nazionalista, quello ungherese risulta, a modo suo, europeista abbastanza. Così come quello dei vicini austriaci, non pregiudizialmente anti-Ue ma apertamente anti-immigrati.

Angela Merkel è avvisata.

Commenti