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Bce, tassi alti e tutti i danni collaterali

Con chi bisogna prendersela per lo stop al mercato della casa? A noi italiani il tema sta molto a cuore

Bce, tassi alti e tutti i danni collaterali

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Con chi bisogna prendersela per lo stop al mercato della casa? A noi italiani il tema sta molto a cuore. Il mattone, fin dai tempi del «piano casa» di fanfaniana memoria, ha sempre avuto due caratteristiche: quella di rappresentare il primo desiderio degli italiani e quella di essere uno dei motori della crescita del Paese. Non è un caso che, dopo la pandemia, si sia puntato di nuovo sulla casa, anche se scegliendo la strada pericolosa dei bonus fiscali. Ma adesso si sta fermando il mercato: per il Consiglio nazionale dei notai (che se ne intendono) di qui a fine anno le compravendite caleranno del 10% e addirittura del 17% quelle per la prima casa. Come se realizzare un sogno stesse diventando sempre più difficile. E di chi è la colpa?

Sul banco degli imputati c'è l'aumento dei tassi d'interesse imposto dalla Bce. Dopo anni di mutui allo zero virgola oggi la situazione è cambiata. Con il tasso di riferimento Bce al 4%, secondo la Fabi (il primo sindacato dei bancari) la rata mensile di un mutuo prima casa è diventato proibitivo: i nuovi prestiti a tasso fisso sono passati dall'1,8% a oltre il 5%, quelli variabili da 0,6 a 6%. Il che significa rate mensili più alte del 75%. Numeri che spiegano il crollo dei mutui: nei primi due mesi dell'anno l'apertura di mutui prima casa è crollata del 24%: quasi un mutuo su quattro in meno dell'anno scorso.

I mutui riflettono i tassi d'interesse. E qui entra in campo la Bce, che è ha alzato il costo del denaro da zero al 4% in un solo anno, con un'accelerazione mai vista nella storia. Una scelta giustificata dalla lotta all'inflazione, che resta intorno al 7% quando, per la Banca Centrale Europea, deve tornare in zona 2%. Peccato però che tale politica monetaria non abbia un riscontro certo. E, soprattutto, sia sostenuta da un gruppo di economisti del nord Europa ai quali non interessano affatto gli effetti collaterali. Lo ha detto chiaramente ieri la tedesca Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo Bce: «Meglio sbagliare nel fare troppo piuttosto che troppo poco». Avete capito bene? Per la Bce a trazione tedesca, poco importa se miriadi di famiglie non possano più comprare la casa o pagare il mutuo, anche se questo non serve a contenere l'inflazione.

Peccato che in Europa non si riesca ancora a capire la portata politica di certe scelte.

Miopi e pericolose, perché come unico risultato hanno quello di alimentare sentimenti anti europei.

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