Economia

La Bce vuole che le banche "perseguitino" chi non paga

La Vigilanza ipotizza telefonate anche tutti giorni a famiglie e imprese che non pagano mutui e prestiti

La Bce vuole che le banche "perseguitino" chi non paga

Dopo aver passato le banche italiane ai raggi X degli stress test e aver imposto maxi-aumenti di capitale (13 miliardi l'ammontare soltanto dal 2015 fino all'operazione Mps ora in corso) per coprire i buchi di bilancio, ora la Vigilanza europea le invita a inseguire famiglie e imprese debitrici con telefonate a raffica (anche a cadenza giornaliere), pur di accelerare il recupero delle rate scadute di mutui casa e prestiti.

Il suggerimento è contenuto a pagina 21 di un corposo documento ancora in fase di bozza («Draft guidance to banks on non-performing loans) su cui la Banca centrale europea ha da poco terminato di interrogare gli istituti del Vecchio continente e che potrebbe confluire in un «manuale» di intervento già entro fine anno. L'obiettivo ultimo di stabilire una «chiara strategia» di intervento per ridurre le sofferenze è assolutamente condivisibile, meno il monolitico criterio di azione ipotizzato dagli sceriffi di Francoforte: più il cliente è inaffidabile, più frequentemente la banca dovrà provvedere a tempestarlo al telefono di casa o al cellulare.

Le 129 pagine del documento dettagliano in particolare tre gradi di allarme e quindi di rischio: «basso», «medio» e «alto». Nel primo caso - dove oggi sono sostanzialmente contemplati i prestiti scaduti scoperti da oltre 90 giorni e pari almeno al 5% del totale inizialmente erogato) - la banca dovrà contattare famiglie e imprese debitrici a intervalli di 5-7 giorni. La «tregua» concessa dalla Vigilanza si riduce però a 2-3 giorni già in caso di rischio «medio»: si tratta delle cosiddette «inadempienze probabili», cioè quando l'istituto ritiene difficile recuperare il finanziamento senza escutere le garanzie reali (per esempio la casa in caso di mutuo).

Fino all'ordine finale: «daily call», telefonate giornaliere, se il rischio del prestito si situa sul gradino più alto: in sostanza i finanziamenti finiti in «sofferenza» e quindi totalmente inesigibili. I burocrati della Bce spingono tuttavia oltre il loro piglio organizzativo, arrivando a dettagliare anche il «galateo» degli orari in cui sarebbe opportuno contattare il cliente: dal lunedì al venerdì dalle 8 del mattino alle 9 di sera, il sabato fino alle 5 del pomeriggio e la domenica dalle dieci del mattino alle 4 del pomeriggio.

Un incubo che, se realizzato con queste modalità, appare al limite dello stalking telefonico. Senza contare che con la prevista stretta sulle regole contabili, dal 2018 finirebbero nel calderone del rischio «basso» (e quindi telefonate ogni 5-7 giorni) tutti gli sconfinamenti da 1 a 90 giorni, nel secondo insieme (rischio medio) quelle oltre tale lasso di tempo e che le inadempienze probabili salirebbero in cima alla scala del rischio insieme alle vere sofferenze.

La stessa suggestione di utilizzare, per il primo contatto con il cliente, un call center automatizzato dovrebbe fare poi probabilmente i conti con le regole di comportamento sul recupero dei crediti dettate dal Garante della privacy, che rimarca come «ogni attività» deve avvenire «nel rispetto della dignità personale del debitore». Insomma, se la Bce non cambierà idea ascoltando i suggerimenti inviati dalle banche, si profila una grande mole di lavoro.

Visto che i crediti in sofferenza lordi continuano oggi a sfiorare i 300 miliardi nei bilanci degli istituti di credito della Penisola, per un valore netto di un ottantina di miliardi dopo le pesanti svalutazioni già effettuate.

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