Cronache

Bellomo prosciolto: non era un reato il dress code alle allieve

L'ex magistrato era accusato di stalking. Il gup di Bergamo: "Il fatto non sussiste"

Bellomo prosciolto: non era un reato il dress code alle allieve

Per la vicenda del dress code che imponeva alle sue allieve e per le accuse di stalking e violenze privata nei confronti di tre borsiste della scuola per magistrati «Diritto e scienza» e una ricercatrice, l'ex consigliere Francesco Bellomo nel 2019 era finito agli arresti domiciliari ed era stato sospeso dal Consiglio di Stato oltre che sospeso dall'insegnamento per un anno.

Uno scandalo di cui si è parlato per settimane. Ieri Bellomo è stato prosciolto in udienza preliminare dal gup di Bergamo, dove il processo era stato spostato da Bari per competenza perché vi risiede una delle ragazze che lo accusava, nessuna delle quali ha poi presentato denuncia né si è costituita parte civile. Il gup ha accolto le tesi della difesa e ha stabilito il proscioglimento con la formula più ampia del «perché il fatto non sussiste». Per un altro episodio relativo ad una presunta violenza privata, il gup ha stabilito invece la riqualificazione del reato in tentata violenza rinviando gli atti alla Procura di Massa Carrara competente per territorio.

«La fine di un incubo durato cinque anni», ha commentato l'ex giudice, che nel frattempo ha impugnato la sospensione ed ora spera di essere reintegrato alla luce della nuova sentenza. Anche il pm Davide Nalin, ritenuto corresponsabile di un episodio di stalking e violenza privata, è stato prosciolto.

L'inchiesta era partita dalle dichiarazioni finite sui giornali del fidanzato di una delle vittime, il quale aveva raccontato di come Bellomo imponesse alle borsiste che frequentavano la sua scuola per la preparazione al concorso in magistratura rigidi codici di comportamento e un particolare dress code che prevedeva minigonna e tacchi a spillo. Oltre a controllare i loro profili social e le loro frequentazioni. Secondo la Procura di Bari, inoltre, avrebbe maltrattato alcune sue allieve, con alcune delle quali intratteneva delle relazioni intime. «Non credo sia un reato chiedere alle proprie allieve di vestirsi in un certo modo, anche perché chiedevo anche ai ragazzi un certo stile. E non pretendevo che venissero a lezione così, ma lo chiedevo quando c'erano appuntamenti esterni. Diciamo che era un modo per presentarsi e rappresentare la scuola, che frequentavano gratis, nel modo migliore in occasione di eventi con altre persone», il commento di Bellomo al termine dell'udienza riportato da BergamoNews.

Per questi fatti l'ex consigliere di Stato era stato arrestato il 20 luglio del 2019 ed ha trascorso 20 giorni ai domiciliari, prima che il Tribunale del Riesame di Bari li revocasse disponendo la misura alternativa dell'interdizione all'insegnamento per 12 mesi. Alla vicenda se n'era intrecciata un'altra che riguardava l'accusa di calunnia e minaccia nei confronti dell'ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, già presidente dell'organo di giustizia amministrativa che aveva esaminato la vicenda disciplinare conclusasi con l'allontanamento di Bellomo dalla magistratura.

Questo pezzo di indagine venne stralciato e inviato a Roma per competenza, dove venne archiviato.

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