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Benalla grida al complotto: "Se la prendono con me per arrivare a Macron"

Il bodyguard a «Le Monde»: «Ho sbagliato, ma sono un capro espiatorio». E il caso si allarga

Benalla grida al complotto: "Se la prendono con me per arrivare a Macron"

«H o fatto una stupidaggine, ma non ho mai tradito il presidente. Ho sempre fatto il mio dovere». Alexandre Benalla esce di galera e parla a Le Monde, il quotidiano che il 18 luglio ha lanciato la bomba politica nella Francia ancora in festa per la vittoria al Mondiale. L'ex bodyguard si «assume» la responsabilità dei fatti, delle violenze del 1° maggio durante un'operazione di polizia a cui non avrebbe dovuto partecipare, limitandosi ad osservare; invece era equipaggiato con radio, fascia e casco da agente, sentendosi autorizzato a picchiare due manifestanti che si sono costituiti parte civile. Ancora giallo su chi gli abbia fornito l'attrezzatura. Su questo indaga la polizia.

Benalla fu sospeso 15 giorni dal servizio all'Eliseo. Poi il video-scoop e ora la denuncia: «C'è la volontà di colpire il presidente, questo è sicuro. L'accaduto è stato usato per un regolamento di conti», sostiene l'ex tuttofare di Macron, licenziato solo dopo la scoperta delle immagini di sorveglianza ottenute per agevolarsi nella difesa. In possesso, è emerso ieri dall'inchiesta giudiziaria, anche di un altro consigliere della presidenza, Ismaël Emelien, che ora rischia l'incriminazione.

Benalla continua a proteggere il suo ex datore di lavoro. Parla di «manina» che ha fatto filtrare ciò che era rimasto all'interno delle segrete stanze. Un caso di Stato che coinvolge sempre di più il presidente del cambiamento. Così s'era presentato Macron agli elettori nel 2017 e oggi il leader non può che arroccarsi maldestramente sul tema della separazione dei poteri, rispetto alle accuse provate dalle testimonianze nelle commissioni d'inchiesta parlamentare. Il presidente parla di «tempesta in un bicchier d'acqua». Spuntano però consiglieri del primo ministro in comune con la presidenza della Repubblica, facendo saltare proprio l'ultima arma di difesa di Macron: la sbandierata separazione dei poteri tra Eliseo e governo a cui En Marche ha sempre fatto appello in aula.

Il premier, Édouard Philippe, aveva detto di non poter entrare negli affari dell'Eliseo e del suo funzionamento, tantomeno per quanto riguarda i dipendenti del palazzo. Eppure ieri, nella commissione d'inchiesta del Senato, a rispondere che nomine comuni possono capitare è stato il segretario generale dell'Eliseo Alexis Kohler. Smentito subito da chi quel ruolo lo conosce bene: «Capisco che io sono la preistoria e che le cose siano cambiate, ma ciò non giustifica tutto quello che sta emergendo», dice Philippe Bas, ex braccio destro di Jacques Chirac all'Eliseo.

«Comprendo di aver deluso il presidente, perché un collaboratore non deve causargli problemi. Lui aveva, e penso abbia ancora, fiducia in me e nella mia azione», insiste invece Benalla, che sconfessa Alain Gibelin, in forza alla prefettura di Parigi: «Mente, era al corrente della mia presenza il 1° maggio». Sul ministro dell'Interno Gérard Collomb, che l'ha disconosciuto, dice: «Sapeva benissimo chi ero e che lavoravo per la presidenza». Il bodyguard prosegue sul complotto. Si considera «l'anello debole», il capro espiatorio. «Hanno cercato di colpirmi, di uccidermi. I fatti non rientrano nella teoria della cospirazione, è la realtà, la notizia è partita dall'alto». Una soffiata?

Prima della sua fulminante ascesa, il 26enne è stato anche brevemente iscritto alla massoneria, e nell'intervista spiega che nel maggio 2017 fu proprio lui a scegliere il Louvre per il primo discorso di Macron dopo la vittoria: «Fui io a trovare il luogo, il Louvre, perché cercavamo un posto facile da mettere in sicurezza e semplice d'accesso». Alla domanda su quale fosse il suo ruolo, cresciuto una volta assunto all'Eliseo, risponde: «Mi devo occupare dei fatti privati del presidente, perché accanto alle sue funzioni c'è anche una vita, con Brigitte Macron, quella di un francese normale. Va a teatro, al ristorante, in vacanza: io sono sempre presente, con il gruppo di sicurezza della presidenza della Repubblica (il Gspr, ndr) e il servizio privato del presidente».

Smentisce poi l'accesso alla casa di villeggiatura dei Macron a Touquet: «Una bufala totale, mai avuto le chiavi».

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