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Berlusconi aspetta Renzi: sul Senato non ha i voti

Il leader di Forza Italia bolla come "boutade" l'ipotesi di dialogo tra Pd e Lega. E attende il faccia a faccia col premier sulle modifiche alle riforme istituzionali

Berlusconi aspetta Renzi: sul Senato non ha i voti

Roma - Diretto in Costa Azzurra, dove come tradizione festeggerà il compleanno della figlia Marina nella splendida villa di Saint Tropez, il Cavaliere non si scompone più di tanto di fronte alle battute agostane della politica. Osserva con compiacimento, però, lo psicodramma che sta vivendo Renzi, quotidianamente bersagliato dalla minoranza interna del Pd. Commenta invece con un'alzata di spalle l'ultima uscita di Salvini: «Il nuovo patto del Nazareno lo faccio io», è il titolo di un'intervista al leader del Carroccio. Sembrerebbe una notiziona. Ma poi, nei fatti, non è così. Il capo della Lega dice che è pronto a tentare un'alleanza strategica con Renzi sui temi che interessano gli italiani: fisco, sanzioni alla Russia, pensioni, burocrazia, giustizia. Ossia tutti i temi che vedono i «due Mattei» su posizioni sideralmente lontane. Un esponente dell'entourage stretto di Berlusconi commenta così: «È una boutade, un'iperbole; siamo nel periodo ipotetico dell'ottavo tipo: quello dell'impossibilità». Infatti è più probabile che la Merkel prenda la cittadinanza greca che non che il premier si sieda a un tavolo con Salvini. Brunetta, sul Mattinale , non rinuncia a graffiare il capo del Carroccio: «Se Salvini vuol procedere con inciuci mascherati, si accomodi. La politica politicante non è quello di cui l'Italia ha bisogno. Noi con il Nazareno abbiamo già dato». Ma l'ex premier non dà peso alla sparata salviniana, considerandole chiacchiere d'agosto. Resta solido, quindi, il rapporto tra Forza Italia e Lega: entrambi i partiti ben imbullonati all'opposizione.

Il che non impedisce a Berlusconi di trattare con il presidente del Consiglio sui temi che stanno a cuore a Renzi, riforma del Senato in primis; ma il Cavaliere non può far altro che aspettare perché il boccino l'ha in mano proprio Renzi. E sarà lui a dover chiamare gli azzurri al tavolo per la partita clou della riforma costituzionale. «Non ci saranno sorprese in queste settimane - giurano gli azzurri - Renzi conosce bene quali sono le nostre condizioni per poter dire di sì: Senato elettivo, modifiche all'Italicum e al premio di maggioranza, ritocchi al Titolo V della Costituzione. Se vuole discutere, ben venga. Se preferisce andare alla conta, tanti auguri». Fino ai primi di settembre, però, il premier non si sbilancerà. Per adesso, riconoscono gli azzurri, «sembra tentato di andare alla conta in Aula confidando che nessun parlamentare voglia tornarsene a casa anzitempo. E poi Renzi ha un alleato in più: il voto segreto. Quanti, della minoranza dem, nel segreto dell'urna manterranno la linea dura?».

Sta di fatto che Renzi non dorme sonni tranquilli e potrebbe cambiare idea aprendo un tavolo della trattativa con i berlusconiani. Gasparri sintetizza così: «Renzi arranca ed è costretto al Senato a inseguire il voto dei pur rispettabili verdiniani ma con i quali non andrà molto lontano. Per fare realmente le riforme serve ben altro che qualche mezzuccio e qualche voto raccattato qua e là». Berlusconi aspetta la chiamata senza ansie particolari.

E poi si vedrà.

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