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Berlusconi blinda il Nazareno gela la fronda e lancia Martino

Il Cav sostiene le riforme: "Non mi piacciono, ma le voto per non avere un nemico al Colle". Per i primi voti l'idea dell'ex ministro e sigla l'intesa con i centristi per condizionare Renzi

Berlusconi blinda il Nazareno gela la fronda e lancia Martino

«V oi non capite. A me queste riforme non piacciono. Le voto perché altrimenti avremmo un presidente della Repubblica nemico. E se così fosse prendo tutto e scappo all'estero». Berlusconi sta rispondendo a Saverio Romano, fittiano, critico al soccorso azzurro a Renzi. Ovviamente l'espatrio è una battuta: non potrebbe e non lo farebbe mai. Ma l'idea di un presidente stile Napolitano fa venire voglia di fare le valigie. Quindi avanti con le riforme anche se «obtorto Colle».

Berlusconi riabbraccia Alfano, difende il Patto del Nazareno e striglia i frondisti. Giornata intensa per il Cavaliere che lavora a due obiettivi principali: avere un capo dello Stato non ostile in cambio del soccorso azzurro a Renzi; ricompattare attorno a sé gli ex alleati centristi. Una strategia che manda in bestia gli antinazareni forzisti, ieri presi di petto dallo stesso Cavaliere. Alla riunione coi deputati lo scontro con Capezzone è aspro. L'ex radicale, fittiano, si sfoga: «Il cedimento finale a Renzi di queste ore, raggiunge vette da “sindrome di Stoccolma”: prigionieri e contenti di esserlo». Il Cavaliere è irritato: «Non condivido nulla di quello che hai detto. La tua posizione e quella di altri ci indebolisce. Per questo, vi chiedo di cambiare linea o di cercare un'altra via...». In pratica, così è; se non vi va quella è la porta. E Capezzone: «Ad andarsene sono i nostri elettori». Fitto è sconsolato: «Che amarezza l'obbedienza pronta, cieca e assoluta a Renzi».

Ma Berlusconi è deciso: il Nazareno non si tocca. In ballo c'è il Colle: partita da giocare a braccetto dell'ex delfino Alfano, incontrato in mattinata in Senato. Prima il Colle e poi... Chissà. Il disgelo era in atto da settimane ed è stato preparato dai tanti pontieri che militano sia in Fi sia nel Ncd. Il faccia a faccia, dove Berlusconi non rinuncia a parlare del suo Milan («Deve tornare a vincere», dice), è molto più che cordiale e si giura che presto ce ne saranno altri. Angelino e Berlusconi concordano che «ci saranno consultazioni permanenti fra i capigruppo di Fi e Area popolare (nuovo gruppo costituito da Ncd e Udc, ndr)». Obiettivo: neutralizzare i frenatori sulle riforme che militano ovunque.

Per ora, ma solo per ora, si parla del presidente della Repubblica. Azzurri e alfaniani giurano che «di nomi non se ne sono fatti» ma è ragionevole pensare che il segreto serva per non bruciare il candidato giusto. Quali nomi? Circolano quelli di Casini e Amato: entrambi col profilo di «pacificatori» e non ascrivibili al Pd. Poi, ovviamente, bisognerà vedere come si comporterà Renzi. Il candidato di bandiera per le prime votazioni, e pertanto con poche chance di tagliare il traguardo sarà Antonio Martino che però glissa: «Io non ne so nulla. Mi sembra uno scherzo da prete». Berlusconi che salva Renzi e poi l'abbraccio con Angelino: preludio per un ingresso di Fi al governo?

Sembra fantapolitica anche perché l'operazione, per Renzi, sarebbe spericolata. Ma nel Palazzo si parla anche di questo. Paolo Romani va coi piedi di piombo ma una porticina aperta la lascia: «È assolutamente prematuro», dice. E Berlusconi ribadisce: «Oggi abbiamo una linea politica chiara: rimettere insieme tutti i moderati per arrivare a un bipolarismo maturo».

E il sostegno al Nazareno è sacrosanto anche perché «il Pd in Senato non ha più una maggioranza, siamo tornati ad essere centrali».

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