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Berlusconi chiede lo sconto di pena per tornare in campo già a marzo

Ricorso anche contro Bankitalia sull'obbligo di cedere azioni Mediolanum. Ma la procura accelera sul Ruby ter

Berlusconi chiede lo sconto di pena per tornare in campo già a marzo

La fine del tunnel a portata di mano, non grazie al presunto inciucio sui reati fiscali, ma semplicemente perché ha scontato la pena. Ieri Silvio Berlusconi, dopo averla ampiamente preannunciata, ha fatto la mossa che avvicina a una manciata di settimane il «fine pena», l'espiazione della condanna a un anno di carcere per la vicenda dei diritti tv. Berlusconi chiede di anticipare di un mese e mezzo la chiusura del conto, perché giorno dopo giorno, ha osservato senza sgarri le disposizioni, tornando a casa al coprifuoco e passando ogni venerdì mattina tra gli anziani di Cesano Boscone.

Un'esperienza, dice il Cavaliere nella sua istanza, «da cui ha accolto con entusiasmo uno spunto di riflessione sulla condizione degli anziani». Ed è un riferimento quasi pudico all'impressione profonda che - raccontano gli assistenti sociali che lo hanno seguito nel percorso - ha creato in Berlusconi il primo faccia a faccia della sua vita con un universo di debolezza, solitudine e dolore legate all'età. L'umore nero del Cavaliere la scorsa estate era figlio anche di quella «riflessione». In base alla «legge Gozzini», il condannato ha diritto a uno sconto di 45 giorni ogni sei mesi di pena. Berlusconi può chiedere un solo sconto, perché il secondo semestre di pena non è ancora del tutto trascorso. Ma già così il «fine pena» si anticipa all'8 marzo. Tra due mesi, se l'istanza verrà accolta, l'ex premier tornerà a essere un uomo libero a tutti gli effetti, e decadrà anche l'interdizione per due anni dai pubblici uffici che gli era stata inflitta come pena accessoria. Solo la famosa «legge Severino» lo separerebbe a quel punto dalla possibilità di ricandidarsi.

Ma verrà accolta, la richiesta di liberazione anticipata? Sulla carta, non vi sono ostacoli. Se si eccettuano alcuni screzi iniziali, quando era stato richiamato a evitare polemiche contro la magistratura, Berlusconi si è comportato come un condannato-modello. Non ha saltato un venerdì a Cesano Boscone, ha risposto al citofono quando nel cuore della notte le pattuglie controllavano che fosse a casa. L'unico rischio è che in qualche modo il suo percorso verso il «fine pena» sia condizionato dal clima non del tutto sereno che intorno a lui si respira in Procura, dove la sua assoluzione nel caso Ruby viene considerata un madornale errore giudiziario. Lo scontro tra il Cavaliere e le toghe, in corso da più di vent'anni, potrebbe non essere finito.

Più che al ricorso in Cassazione contro l'assoluzione, la Procura affida i propri sforzi alla nuova indagine a carico di Berlusconi, il cosiddetto «Ruby ter», che vede indagato il leader di Forza Italia per corruzione in atti giudiziari insieme a decine di testimoni del suo processo e ai suoi difensori Ghedini e Longo. Dopo avere sonnecchiato per mesi, l'indagine sta bruscamente accelerando. Al procuratore aggiunto Piero Forno e al pm Luca Gaglio, è stato affiancato un magistrato di grande esperienza, il pm Tiziana Siciliano, che sta cercando la traccia dei soldi con cui Berlusconi è accusato di avere comprato il silenzio o le bugie delle ragazze ospiti delle sue feste. In particolare starebbe scavando sui finanziamenti che hanno permesso a Ruby e al suo fidanzato di aprire un locale in Messico.

In attesa della decisione, Berlusconi ha deciso di dare battaglia su un altro fronte collaterale aperto dalla condanna per i diritti tv: l'obbligo impartito da Banca d'Italia di vendere il 20 per cento di azioni Mediolanum in suo possesso, motivato con la «perdita di onorabilità» causata dalla sentenza.

Sembrava che il Cavaliere fosse rassegnato a cedere a un trust il pacchetto, invece ieri i suoi legali hanno depositato il ricorso in cui chiedono l'annullamento dell'ordine di Bankitalia.

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