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Berlusconi a Confindustria «Siete aspiranti sudditi»

Strigliata agli imprenditori schierati per il Sì al referendum: «Riforma pericolosa». E sul futuro del centrodestra brinda a Mara Carfagna leader

Berlusconi a Confindustria «Siete aspiranti sudditi»

Silvio Berlusconi sbarca nel Casertano per continuare la campagna elettorale per le Amministrative. Una sortita segnata dal grande calore dei suoi sostenitori ma anche da giudizi espressi in maniera diretta e tagliente. L'attacco rivolto alla nuova dirigenza di Confindustria schierata per il sì al referendum costituzionale di ottobre è senza sconti. «Io li definisco aspiranti sudditi» dice parlando ad Aversa. «La riforma costituzionale di Renzi è pericolosa, è un vestito che Renzi si è cucito addosso su misura», dice attaccando la curvatura plebiscitaria che il ddl Boschi, di concerto con la nuova legge elettorale, rischia di generare.

Il riferimento è alla posizione espressa da Vincenzo Boccia, neo presidente degli industriali, ma anche a quella analoga sottoscritta dall'ex presidente Luigi Abete. Nel suo discorso ad Aversa - dove si reca per sostenere il candidato sindaco Gianpaolo Dello Vicario - Berlusconi promette che dopo il voto del 5 giugno la battaglia si concentrerà sul «No» al referendum: «Vincere a Napoli, Milano e Roma è possibile. Subito dopo le Amministrative apriremo i Comitati per il No al referendum, per impedire a Renzi di fare un regime». Fondamentale, però, sarà evitare le spaccature venute alla luce in questa tornata elettorale. «Il centrodestra unito vince, da soli si è irrilevanti. Come la pasta e il sugo: disuniti non hanno senso, insieme funzionano benissimo». Un centrodestra per il quale il presidente di Forza Italia ha in mente una possibile guida. La «proposta» avviene nella serata di venerdì in una cena che va in scena a Napoli. Berlusconi spiazza tutti - compresa la protagonista - e chiede un brindisi «per Mara Carfagna futuro leader del centrodestra».

Berlusconi torna a svelare il progetto che ha intenzione di mettere in campo con gli alleati. «Siamo già d'accordo sul futuro governo: 20 ministri divisi in tre per Forza Italia, tre alla Lega e due a Fratelli d'Italia. Mentre 12 ministri saranno scelti tra le persone del fare, persone di successo che vengono dal lavoro e dalla professioni. Per vincere ci basta recuperare 5 milioni di voti da quei 26 milioni di astensionisti che costituiscono il 55 per cento dell'elettorato». Il leader di Forza Italia svela anche alcuni punti del programma come la separazione delle carriere dei magistrati, interventi decisi a favore dei pensionati e l'abolizione di Equitalia.

La mente, però, torna anche nei successivi interventi - come quello a Caserta a sostegno del candidato Riccardo Ventre - al rischio autoritario che l'Italia ha di fronte. «Negli ultimi 22 anni abbiamo avuto quattro colpi di Stato, oggi c'è un processo verso una deriva autoritaria assolutamente pericolosa. La Costituzione che Renzi ha cambiato con una maggioranza artificiale fatta da 60 deputati eletti con il centrodestra e da 130 parlamentari alla Camera, dichiarati incostituzionali dalla Corte Costituzionale, ci porta verso una sola Camera che approverà le leggi importanti». «In questa Camera ci sarà una grande maggioranza di un solo partito, questo partito avrà un solo leader che sarà il padrone di tutto, del partito, del Parlamento, dell'Italia, il padrone degli italiani.

Dobbiamo capire che questo è il rischio che tutti corriamo, e siccome nessuno di noi è un aspirante suddito, ma abbiamo ben chiaro che la persona viene prima dello Stato, che i nostri diritti, per primo la libertà, sono diritti naturali, dobbiamo opporci nella maniera più ferma a un sistema come quello che Renzi crede di costruire su misura per se stesso».

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