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Berlusconi e Renzi, il patto tiene nonostante l'Italicum

Vertice a Palazzo Chigi, poi la nota congiunta: "Legislatura fino al 2018 per modernizzare il Paese". Ma sulla legge elettorale restano le distanze

Berlusconi e Renzi, il patto tiene nonostante l'Italicum

Il patto del Nazareno va avanti ma è ancora braccio di ferro Berlusconi-Renzi. I nodi che non si riescono a sciogliere - ma che entrambi i fronti giurano verranno sciolti in Senato nelle prossime settimane- sono due: il premio alla lista anziché alla coalizione e le soglie di sbarramento. Entrambi i desiderata di Renzi non vengono accettati dal Cavaliere che però ancora non chiude definitivamente. Anzi: all'uscita da palazzo Chigi l'ex premier manifesta «soddisfazione» ai suoi. Resta in gioco e rimanda il pallone dall'altra parte della barricata. La partita a scacchi continua e l'esito dell'ottavo faccia a faccia tra Berlusconi e Renzi è una fumata grigia: né bianca né nera. Il tagliando al patto del Nazareno non si è concluso nelle quasi due ore di summit tra Berlusconi, Gianni Letta e Denis Verdini da una parte; Renzi, Luca Lotti e Lorenzo Guerini dall'altra. Tuttavia entrambi i contraenti non si chiudono la porta vicendevolmente in faccia.

La prova è un comunicato congiunto al termine dell'incontro in cui si legge che «l'impianto del patto del Nazareno è oggi più solido che mai». L'impianto. La cornice. Ma nei dettagli la matassa non s'è ancora sbrogliata. «Anche su fronti opposti maggioranza e opposizione potranno lavorare insieme nell'interesse del paese e nel rispetto condiviso di tutte le istituzioni», si legge sempre nella nota in cui si spiega: «Le differenze registrate sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione, non impediscono di considerare positivo il lavoro fin qui svolto e di concludere i lavori in Aula al Senato dell'Italicum entro il mese di dicembre e della riforma costituzionale entro gennaio 2015». Renzi ha insistito affinché «la riforma si faccia in fretta»; Berlusconi ha acconsentito ma ribattuto che però voleva garanzie che non si andasse al voto in primavera. E infatti nel comunicato si fa un esplicito riferimento alla rinuncia di andare a votare tra pochi mesi: «Questa legislatura, che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018, costituisce una grande opportunità per modernizzare l'Italia».

Insomma, Renzi ha bisogno di Berlusconi e Berlusconi di Renzi. Si stringono la mano e la stretta, verosimilmente, suggellerà l'intesa più avanti, durante i lavori del Senato. Un renziano infatti ammette: «Se Berlusconi dimostra che è in grado di tenere tutti i suoi, poi la soglia di sbarramento la si alza insieme». Tradotto: quel 3% potrebbe diventare - magari non il 5% sognato dal Cavaliere - ma facilmente il 4 o il 4,5%. Con buona pace di Alfano e degli altri cespugli. Altrimenti, qualora Forza Italia dovesse dimostrare di essere un esercito sparso, Renzi andrà avanti da solo.

Altre novità condivise dai due leader: «C'è la comune volontà di alzare al 40% la soglia dell'Italicum, e dall'introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi». Per ora può bastare. Anche perché il Cavaliere strappa un'altra rassicurazione a Renzi: il successore di Napolitano lo si deciderà insieme. Di nomi giurano che non se ne sono fatti ma c'è l'intesa sul metodo: il capo dello Stato lo si deve decidere assieme, senza alcun colpo di mano.

Ecco perché il Cavaliere s'è detto «soddisfatto» prima di correre dall'oculista per una visita all'occhio che, dopo essere stato colpito dal fanatico a Milano che gli tirò in faccia una statuetta, continua a fargli male. Colpa dell'odio che, grazie a Renzi, parte del Pd sembra voler accantonare.

Tanto che nel preambolo alla dichiarazione congiunta si legge: «L'Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte».

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