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Berlusconi: il nome per il Colle deve prima essere concordato

Il leader azzurro avvisa Renzi: no a diktat nella scelta del successore di Napolitano. E lancia una stoccata ai suoi: "Noi senza idee? Siamo il partito con più contenuti"

Berlusconi: il nome per il Colle deve prima essere concordato

«Non siamo in una democrazia, c'è il terzo governo non eletto, una maggioranza carpita in modo non lecito, con parlamentari dichiarati incostituzionali dalla Consulta. Come si può pretendere di far votare le riforme costituzionali e il nuovo presidente della Repubblica da questi deputati incostituzionali? È una cosa assurda».

Nella doppia partita Quirinale e Italicum Silvio Berlusconi lancia un chiaro segnale al premier. E mentre Matteo Renzi si lascia andare a qualche guasconata sul Patto del Nazareno, tornando ad agitare - come di consueto - la possibilità di cambiare tavolo e sedersi con i grillini per fare le riforme, il leader di Forza Italia lo avverte di non pensare di poter calare dall'alto un nome per il Colle, senza alcuna consultazione preventiva, come già avvenuto in questi giorni con le modifiche alla legge elettorale già approvata alla Camera. Insomma, il messaggio è chiaro: non è tempo di ultimatum.

Le parole di Berlusconi vengono pronunciate nel corso di un collegamento telefonico con una manifestazione di Forza Italia sul «No Tax Day», organizzata dai senatori Francesco Aracri e Maurizio Gasparri. Una presa di posizione che suona come una sorta di preavviso di ciò che potrebbe accadere nell'elezione del successore di Giorgio Napolitano, un invito a non illudersi troppo e a prepararsi ad affrontare le sabbie mobili di un voto su cui rischiano di convergere malumori a lungo sopiti nei vari gruppi parlamentari, a meno che l'identikit del prescelto non venga condiviso e tracciato attraverso un comune accordo.

«Siamo in campagna elettorale perché non sappiamo se andremo alle elezioni a marzo con il Consultellum o dopo con l'Italicum». Una constatazione accompagnata dal rilancio dell'identità storica di Forza Italia e dall'insistenza sul tasto della lotta all'oppressione fiscale, alla luce dell'inasprimento delle tasse sulla casa degli ultimi tre anni, così come quelle sui redditi. «Visto che non è possibile fare la rivoluzione armata - ironizza Berlusconi - dobbiamo fare una rivoluzione con la gente sulle nostre proposte. Vogliamo parlare alla maggioranza dei moderati che ora non vanno a votare. Bisogna ripartire da Silvio Berlusconi e dire che Berlusconi e Forza Italia vogliono dire meno tasse e spiegare il nostro Vangelo, la nostra bandiera la flat tax al 20% per tutti». Una rivendicazione accompagnata da una stoccata all'area critica. «Qualcuno all'interno di Forza Italia ha detto addirittura che non abbiamo contenuti. Beh, forse era distratto, noi siamo il partito con più contenuti».

Un messaggio sui criteri di selezione del candidato per il Quirinale lo spedisce anche Giovanni Toti, intervistato da Maria Latella su SkyTg24 . «Sarebbe bene che il nome del prossimo presidente della Repubblica non uscisse direttamente dall'area culturale della sinistra. Potremmo avere un presidente più indipendente se fosse fuori da questi giochi. Noi ci auguriamo che si applichi un criterio di dialogo e confronto tra le forze politiche.

Che non ci siano gli strappi ai quali certe volte Renzi ci ha abituato».

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