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Berlusconi: non sono renziano Farò sognare il centrodestra

Berlusconi boccia il governo sulla Stabilità: costretto a ritoccarla per rispettare parametri Ue. Sul partito: scordino che molli, l'età è un inganno per i gonzi

Berlusconi: non sono renziano Farò sognare il centrodestra

«I o ovviamente non sono renziano, questo è il succo della caricatura nemmeno troppo divertente che si fa della mia posizione. Spero semmai che il più giovane contraente impari qualcosa dall'esperienza del più vecchio contraente, cioè dal sottoscritto». Berlusconi fa una lunga chiacchierata con Giuliano Ferrara, direttore del Foglio , e alcune anticipazioni dell'intervista chiariscono il suo pensiero sul premier. Del patto del Nazareno dice: «Con Renzi ho stretto un patto politico di natura istituzionale. Punto. Era mio dovere farlo perché l'Italia ha bisogno di rinnovarsi e ripartire, e senza cambiamenti nell'assetto istituzionale riguardo al monocameralismo per l'approvazione delle leggi e al bipolarismo come sistema politico e ai poteri del presidente del Consiglio non c'è ripartenza possibile, né per governi di centrosinistra né per governi di centrodestra». Ma il dilemma non è se i patti si rispetteranno o meno: «La domanda è se regge la governabilità, se va avanti la legislatura, se si fanno le cose possibili e dunque se può andare avanti la dialettica tra governo e opposizione, così com'è stata impostata, o se si torna traumaticamente e irresponsabilmente a votare, con chissà quale legge elettorale».

Quindi svela un grande progetto per marzo dell'anno prossimo: «Per quel mese abbiamo intenzione di far partire una grande opera di ricostruzione dell'identità dei riformatori liberali e conservatori italiani, cioè del nostro movimento aperto a gruppi e persone di buona volontà. Sarà una kermesse da sogno, nel senso che è ora di riprendere a sognare». Con lui in prima fila perché assicura: «Si scordino che molli. L'età è un inganno per i gonzi». Quindi ribadisce che farà opposizione responsabile: «Invece di fare a testate con Matteo, che non avrebbe oggi alcun senso, anche perché è casomai nel loro campo che volano i colpi bassi, manteniamo la nostra autonomia, incalziamo, facciamo opposizione quando è necessario e insieme rispettiamo il patto riformatore».

Parla anche di ius soli e unioni civili. Dice: «Anche la Chiesa ha le sue incertezze, fa le sue riflessioni sinodali. Dobbiamo essere aperti ma il fulcro resta la famiglia» e sugli immigrati «è una necessità della storia: vogliamo litigare con la storia?».

Ma a preoccupare il Cavaliere è la spaccatura a sinistra: «Il Pd è lacerato e Renzi scarica il problema sul Paese. Così non va». Berlusconi non esulta perché guarda agli interessi del Paese e un governo così è «condannato a essere inefficace e inefficiente». E poi troppi annunci che si infrangono sui freddi numeri. Bocciato anche il ministro dell'Economia Padoan che, nel giorno in cui parla di «crescita e occupazione» alle parti sociali, è obbligato a ritoccare la manovra per star dentro ai parametri della Ue.

Il malcontento ormai poco celato nei confronti del premier è un buon cemento per il cantiere del centrodestra. La linea resta quella della porta chiusa a chi sostiene questo governo, ossia Alfano e soci, e braccia aperte alle opposizioni di Lega e Fratelli d'Italia. I contatti non mancano e anche in futuro i rapporti si intensificheranno. Due elementi sintomatici della liason con il Carroccio e con l'Fdi: venerdì prossimo, a Bologna, il Cavaliere manderà il fidatissimo Giovanni Toti ad aprire la campagna elettorale in Emilia assieme al leader leghista Matteo Salvini. E sabato, sempre Salvini sarà spalleggiato da quasi tutto lo stato maggiore di Fi a Genova per dare la spallata a una Regione che deve cambiare colore.

In settimana, invece, Berlusconi sarà con tutti i coordinatori regionali per dettare la linea e far ripartire Forza Italia.

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