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Berlusconi: il patto tiene e il premio alla lista unirà il centrodestra

La tenuta del governo è a rischio e adesso le larghe intese sono qualcosa più di un'ipotesi

Berlusconi: il patto tiene e il premio alla lista unirà il centrodestra

È passato un anno esatto dal Patto del Nazareno. Questa volta il vertice tra il premier e il leader di Forza Italia si è tenuto a Palazzo Chigi e non nella sede del Pd, ma il contesto generale non è molto diverso rispetto a quello di dodici mesi fa. C'è un partito, quello del premier, che cerca di mettere in difficoltà il suo leader anche nel campo neutro delle riforme. E il principale partito di opposizione, Forza Italia, che tende la mano in cambio di contropartite sul merito. Ieri Silvio Berlusconi ha chiesto la conferma dell'Italicum, anche nella versione con il premio di maggioranza di lista, perché favorirà l'unificazione del centrodestra. Rispetto al 2014 ci sono differenze di peso. Renzi non ha i voti. E questa volta c'è di mezzo anche l'elezione del presidente della Repubblica, argomento stralciato, ma non assente dal vertice visto che sarà oggetto di un altro incontro che è stato già fissato per martedì. Il vertice è iniziato alle 10,30, un po' in ritardo rispetto alle previsioni. Oltre al presidente del Consiglio e Silvio Berlusconi c'erano Gianni Letta e Denis Verdini, punti di riferimento dei due leader quando si tratta di chiudere trattative.

Il vertice è durato un'ora, poco rispetto alle previsioni. Il leader del Pd e di Fi hanno affrontato direttamente e solo l'emergenza di giornata cioè l'Italicum e, in particolare, il voto dell'emendamento Esposito che incombeva in giornata. Renzi sapeva già da lunedì di non potere contare sui 29 voti dei dissidenti del Senato. L'offensiva di Miguel Gotor non si è fermata e il premier ha deciso di non fare concessioni sul merito della legge. Anche perché - questo il ragionamento che si faceva ieri dalle parti del Pd - l'obiettivo della minoranza interna è sottoporre la legge a un bombardamento di emendamenti dal quale la maggioranza e il governo non uscirebbero indenni. Durante l'incontro Berlusconi non ha avuto difficoltà a dare garanzie a Renzi. Superati tutti i dubbi, compresi quelli sul premio di maggioranza. La spiegazione arriva con una nota ufficiale del leader azzurro. Il premio di lista, invece di coalizione che prima era una linea del Piave per Fi, «può rappresentare un importante stimolo a superare egoismi e particolarismi delle forze politiche, quasi una imposizione di legge per l'unificazione del centrodestra.

Un ulteriore tentativo per raggiungere quel bipolarismo che davvero riteniamo essere la migliore soluzione per governare un Paese». L'auspicio è che da qui a un anno, ci sia una «maturazione di tutti i movimenti moderati e magari per introdurre l'elezione diretta del presidente della Repubblica, in modo da rendere finalmente l'Italia una moderna democrazia». La legge, insomma, va bene in sé perché è l'antidoto alla «frammentazione endemica» della politica italiana. Domani Berlusconi lo spiegherà ai deputati che vedrà alle 16. Unica contropartita, un nuovo incontro sul Quirinale e l'impegno (sulla parola, una volta che Renzi avrà incassato il voto sull'emendamento), che Forza Italia e il centrodestra in genere non sarà escluso dalla scelta del Capo dello Stato. Un rischio per Berlusconi, ma anche un azzardo per Renzi che così si prepara a mesi di scontro frontale con i suoi. La risposta ai «frenatori» Renzi l'ha già data lunedì e martedì ai senatori Pd. «Gli incontri e gli accordi con Berlusconi si facevano anche prima.

Solo che non si poteva dire».

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