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Berlusconi scuote la Ue: "È uno scontro di civiltà Sì all'intervento armato"

Il leader di Forza Italia: "Non c'è una sola nazione a essere minacciata, mi auguro che il sangue versato serva a tutti per capire la necessità di estirpare il male alla radice"

Berlusconi scuote la Ue: "È uno scontro di civiltà  Sì all'intervento armato"

«La guerra all'Isis è una necessità per tutti i Paesi civili, non solo di questo o di quello Stato, perché è uno scontro tra la nostra civiltà da una parte e chi invece come l'Isis rappresenta l'odio, la superstizione, il terrorismo.

E non è una singola nazione a essere minacciata, ma tutto il mondo civile». È un Silvio Berlusconi turbato, riflessivo ma deciso, quello che interviene da Giovanni Minoli, ospite di Mix24 su Radio24. Una riflessione che si concentra su una doppia miopia: da una parte l'autolesionismo delle classi dirigenti europee che dopo aver cercato di strangolare la Russia con le sanzioni, iniziano faticosamente a prendere atto dei propri errori; dall'altra del governo italiano che fatica a recuperare lo «spirito di Pratica di Mare», patrimonio non di un partito, Forza Italia, ma della storia del nostro Paese.«La guerra all'Isis è una necessità imposta dallo scontro in atto tra la nostra civiltà e il terrorismo».

E la via non può che passare per la riconciliazione tra Stati Uniti e Russia: «Bisogna ripartire dall'accordo di Pratica di Mare del 2002 quando il mio governo riuscì a mettere d'accordo le due ex superpotenze e mise fine alla Guerra Fredda». Putin, d'altronde, «è un uomo realistico e consapevole». «Le sanzioni alla Russia sono assurde e oltre a tutto stanno pure danneggiando l'economia europea. Putin non ha intenzione di aspettare le incertezze dell'Europa per muovere guerra al Califfato. Da mesi va suggerendo di creare una coalizione internazionale contro l'Isis, ma l'Europa, che poi dovrebbe essere la più interessata a partecipare visto che è in Europa che si riversano i rifugiati che scappano dal Califfato, invece di collaborare con la Federazione russa ha tentato di isolarla e le ha inflitto sanzioni economiche assurde che, oltretutto, recano un danno alla stessa economia europea. Putin è un patriota russo che non ha esitazione nel difendere i diritti del suo paese, ma è un uomo con una visione molto lucida delle relazioni internazionali. È costretto a prove di forza con l'Occidente che non vorrebbe e non avrebbe ragione di fare se prendessimo sul serio, per esempio, il diritto all'autodeterminazione dei popoli come in Crimea e in Ucraina».

«Quanto a Hollande - prosegue Berlusconi - ho troppo rispetto per una nazione così crudelmente colpita per esprimere oggi un giudizio o valutazioni sulla linea politica del suo presidente. Posso soltanto dire che la Francia in questi anni si è distinta per il suo interventismo deleterio come dimostra il caso della Libia, comunque capitato prima della presidenza Hollande». «Mi auguro che il sangue che è stato versato a Parigi serva non solo a Hollande, ma a tutti i leader europei per capire la necessità di estirpare il male alla radice».Nell'analisi dell'ex premier, lo sguardo torna a soffermarsi sulle macroscopiche mancanze dell'Europa. «In Europa manca qualsiasi leadership e come non bastasse non abbiamo nemmeno una politica estera o di difesa comune». Interpellato sulle origini dell'emergenza terroristica, Berlusconi individua nella Seconda Guerra del Golfo l'inizio della destabilizzazione della regione: «Nel 2003 io non ero d'accordo con l'invasione dell'Irak. Cercai di evitarla, poiché era irrealistico cercare di portarvi la democrazia. Questo per ragioni storiche: l'Irak è un Paese con tre gruppi etnici diversi e confini decisi a tavolino dalle potenze occidentali nel 1915».

Un discorso analogo vale per la guerra a Gheddafi voluta da francesi e statunitensi nel 2011: «Nel 2011 non decisi di unirmi ai bombardamenti sulla Libia: arrivai al vertice di Parigi e appresi che i raid erano già in corso».

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