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Berlusconi sente Salvini: no al listone unico Fi-Lega

La proposta del Carroccio irricevibile per gli azzurri: «Non rinunciamo a storia e simbolo». Patto anti Conte

Berlusconi sente Salvini: no al listone unico Fi-Lega

L'accordo tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini su un punto c'è: far cadere il governo Conte. Il resto si sta definendo, perché nella convulsa giornata di ieri ci sono stati diversi contatti telefonici ma non l'incontro previsto tra i leader di Forza Italia e della Lega, su programma e liste sia politiche che regionali.

Bruciante, però, è la proposta di un listone unico con la Lega degli azzurri, mentre Fdi correrebbe da sola. Un'idea, dicono, sponsorizzata da Denis Verdini, «pontiere» per gli interessi del Carroccio. È inaccettabile per Fi e, riunito a Palazzo Grazioli, il coordinamento di presidenza degli azzurri afferma in una nota di essere «radicalmente contrario». «Fi, pur auspicando un accordo di coalizione con gli altri partiti di centrodestra, non è disposta a rinunciare alla propria storia, al proprio simbolo e alle proprie liste in vista delle prossime elezioni politiche». Nessuna annessione, dunque, ma l'affermazione di un'identità diversa e di pari dignità nell'alleanza, pure nelle proporzioni degli ultimi risultati elettorali. Una trentina di parlamentari preoccupati per la difficile rielezione, senza garanzie dalla Lega potrebbe far mancare i numeri al momento della sfiducia in Senato. E addirittura qualcuno pensa alla creazione di un gruppo autonomo da Forza Italia.

Berlusconi ragiona sull'ultima sorpresa di Salvini sul voto dopo il taglio dei parlamentari, come insistevano i 5S e proprio per spiazzarli. Attorno a sé ha personaggi di peso, come Gianni Letta, Mara Carfagna e per alcuni versi anche Antonio Tajani, sempre sospettosi sulle mosse del leader leghista, che ha dimostrato quanto può essere spregiudicato con il patto con i grillini. Un altro punto sul quale Forza Italia vuole chiarezza da Salvini è la posizione verso l'Europa. Il partito, radicato nel Ppe, non intende consentire fughe in avanti, uno scontro con l'Unione europea, voci di uscita dall'euro che preoccupano gli investitori internazionali e agitano i mercati.

Per gli azzurri si può votare anche il 27 ottobre, ma i patti devono essere definiti, bisogna essere sicuri che il Capitano non miri solo a prosciugare Forza Italia. Il centrodestra del passato ormai non c'è più, l'alleanza sovranista tra Salvini e la Meloni è cosa ben diversa, ma proprio per questo Forza Italia vuole occupare lo spazio di centro della coalizione ed evitare che rimanga di destra-destra, come dice il Cavaliere. L'alternativa di appoggiare un governo istituzionale e rimettersi in forze prima di affrontare il voto, ora è accantonata, sarebbe stata più concreta se Matteo Renzi avesse rotto con il Partito democratico di Nicola Zingaretti, per fondare un suo partito. Perché sono in tanti tra gli azzurri a pensarla come il senatore Massimo Mallegni: «Prima di allearmi con la sinistra mi taglio un braccio».

Quanto a Toti - che ieri si è nuovamente scagliato contro le mosse degli azzurri -, il governatore è ormai fuori dal partito con il suo seguito e il vertice azzurro ha chiarito che nessuno può tenere il piede in due scarpe. «Toti - spiega un azzurro di rango - è stato investito dalla crisi mentre si trovava in mezzo al guado, quando già aveva rotto con Forza Italia ma ancora non aveva creato il suo movimento. Alle europee il governatore ha fatto campagna elettorale per candidati di Fratelli d'Italia, a questo punto entri nella lista della Meloni.

Non possiamo accettare che si presenti nella coalizione».

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