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Berlusconi vedrà il premier Escluso l'appoggio esterno

Campanello d'allarme sulle riforme. Il Cavaliere avverte: "I maggiori problemi per Matteo arrivano da casa sua". E rilancia con un patto anche sui temi economici. Ma non ci sarà alcun appoggio esterno

Berlusconi vedrà il premier Escluso l'appoggio esterno

Berlusconi vuole stringere i bulloni al patto del Nazareno e parlare faccia a faccia con Renzi anche della situazione economica. Sulla partita delle riforme quello che è accaduto ieri, con il governo inciampato su voto segreto, è un campanello d'allarme. Ed è la dimostrazione di quanto va ripetendo il Cavaliere da tempo: «I maggiori problemi per Matteo arrivano da casa sua». Il Pd resta una pentola a pressione dove bollono odi e rancori e non è detto che nei prossimi giorni si possano verificare ulteriori rappresaglie. Sulla partita del Senato, però, Berlusconi conferma l'appoggio pieno e convinto: sia tramite Denis Verdini sia - si racconta - anche personalmente. I due si sentono al telefono e presto dovrebbe pure vedersi: forse martedì o mercoledì a Roma. Sul tavolo c'è la trattativa per correggere l'Italicum in modo da trovare un compromesso che accontenti la minoranza interna del Pd, i cespugli del centrodestra ma senza stravolgere il senso della nuova legge elettorale: chi vince deve poter governare. Al di là dei tecnicismi sulle soglie del premio di maggioranza, sulle percentuali dello sbarramento e sulle preferenze - file su cui Verdini è ferratissimo - Berlusconi è pronto a rinnovare un patto d'acciaio col premier. I tempi: non prima di settembre; prima s'incassa la riforma del Senato e poi si può pensare di rimettere mano all'Italicum.

Ma è sulla situazione economica che Berlusconi è molto preoccupato. Ha dubbi che l'attuale maggioranza possa tenere, specie alla luce del fatto che tutti i dati di previsione di crescita vanno rivisti al ribasso. Ergo, in autunno i conti non torneranno e all'orizzonte si vede lo spettro di un'ulteriore manovra. Un incubo. In più, il premier dimostra di essere sempre più debole dopo lo scontro con Cottarelli e le ruggini con il ministro dell'Economia Padoan, destinato a svolgere il ruolo del «signor no». Per ora Renzi sembra rispondere con la politica dell'uomo solo al comando. «Ma quanto può durare così?», si chiede il Cavaliere.

Qualcuno avanza l'ipotesi che Berlusconi stia pensando di andare in soccorso a Renzi in autunno, quando sarà chiaro che i conti pubblici non possono tenere. In quali termini non è dato sapere: un rimpasto? Un appoggio esterno? Una vera e propria crisi di governo per approdare a larghe intese? Fonti azzurre smentiscono con forza questa ipotesi: «Nessun soccorso azzurro». Certo, qualche voce in Transatlantico si sente ma è di questo tipo: «Visto che siamo noi a garantire al premier di non andare sotto sulle riforme e di fatto lo teniamo in piedi, tanto vale entrare nel governo e orientarne le politiche». Ma sono battute. E poi spiegano così: «Sarebbe da autolesionisti soccorrere il premier nel momento in cui fosse obbligato a prendere decisioni da lacrime e sangue». Non solo: «E poi anche volendo Renzi non accetterebbe mai: già il Pd è una bomba ad orologeria per via del patto siglato con noi sulle riforme. Significherebbe accendere la miccia in una Santabarbara».

Così, mentre non trova conferma la politica del «salvagente a Matteo», il tradizionale «poliziotto-cattivo» di Forza Italia, Renato Brunetta, mette il fiato sul collo del governo: «Mercoledì prossimo, su nostra richiesta, verrà in aula il ministro dell'Economia Padoan a parlare del disastro dei conti pubblici italiani e soprattutto delle dichiarazioni del commissario Cottarelli sul fatto che questo governo con una mano dice di tagliare e con l'altra spende di più, prima di avere tagliato.

Spieghi il disastro dei conti pubblici, se n'è capace».

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