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Bianchetto sulla storia Stop al parco dedicato alla martire delle foibe

Il Comune di Milano: niente cerimonia Nastro adesivo sulla scritta Norma Cossetto

Bianchetto sulla storia Stop al parco dedicato alla martire delle foibe

Milano Questa intitolazione «non s'ha da fare». Era tutto pronto, ma alla viglia della cerimonia il nome del giardino è stato coperto con lo scotch.

Il nome sulla targa era quello di Norma Cossetto, la giovane italiana martire delle foibe. La cerimonia era quella stabilita per dedicarle il giardino di via Einstein, un piccolo spazio sorto davanti alle nuove residenze universitarie del Politecnico, a Milano. Un'area sostanzialmente interna allo studentato, senza abitazioni o numeri civici. Era stata l'università a coinvolgerla e la Zona 4 con una delibera vistata dal funzionario comunale aveva scelto Norma Cossetto. Quale nome migliore, d'altra parte, per uno spazio frequentato da studenti e studentesse?

Un nome immacolato fra l'altro, cui il presidente della Repubblica «azionista» Carlo Azeglio Ciampi nel 2005 ha conferito una medaglia d'oro alla memoria. La studentessa istriana fu imprigionata, seviziata e uccisa dai partigiani titini il 5 ottobre 1943. Non aveva colpe, se non quella di essere italiana. Eppure quel nome è stato coperto col nastro adesivo all'ultimo momento: «Abbiamo provveduto a coprire la targa del giardino di via Einstein, come indicatoci dal Comune di Milano». Questo un passaggio della comunicazione inviata dall'università e inoltrata al presidente del Municipio, Paolo Bassi. E così, il giorno dopo, lo studentato di via Einstein è stato inaugurato come da programma, l giardino no.

Bassi, che in città è noto per il profilo istituzionale ineccepibile, ha deciso di partecipare comunque alla cerimonia e senza polemizzare. Eppure è sconcertato. «Ufficialmente - dice - io non ho ancora saputo niente. La cosa incredibile è questa: noi abbiamo seguito tutti i passaggi pubblici, a partire dalla delibera e dalla convenzione, e ora vediamo che la cosa viene bloccata non si sa bene da chi e perché». In Municipio si dice che sia arrivata al Politecnico una telefonata da un assessorato non meglio precisato. Ci sarà sicuramente un qualche «impedimento» accampato a giustificare lo stop. Comunque, il tutto ha il sapore dell'assurdo. E per ora è «un sentito dire» come osserva Bassi, che meticolosamente è in grado di ricostruire ogni singolo passaggio. Era febbraio quando il Politecnico ha coinvolto il Municipio, anche per regolare la fruizione del giardino. Il Municipio ha eseguito un sopralluogo, scelto il nome, chiesto e ottenuto - sul nome - il «via libera» all'università e delle associazioni di esuli. Ha anche esaminato con l'università l'iter. Ed era emerso, dopo una valutazione reciproca, che anche un'altra Zona aveva seguito senza problemi un iter simile, per un caso analogo: il giardino Gadda presso la residenza universitaria Pareto. Ad aprile è arrivata la delibera, a giugno la firma della convenzione, sottoscritta dal direttore di settore del Comune. Tutto era stato comunicato o trasmesso senza apparenti contestazioni di sorta al Comune, che fra l'altro vuole parità di genere anche nella toponomastica. Ora è probabile che il Comune ora spieghi lo stop con la necessità di seguire un percorso diverso, ma è anche risaputo che non tutti, nella Milano democratica, abbiano voglia di ricordare questa figura e questa vicenda delle foibe. Per coincidenza, nello stesso giorno e sempre in Zona 4, è stata discussa e bocciata una mozione del Pd che chiedeva di rimuovere dall'aula consiliare le tavole di una mostra allestita con il fumetto «Foiba rossa», che a febbraio era stato esposto nella sala del Municipio e da allora lì è rimasto. Intanto è dal 2013 che Milano aspetta un monumento ai martiri delle foibe in piazza Repubblica.

«Ci auguriamo che l'intitolazione del giardino non sia ignobilmente ostacolata da intoppi ideologici e burocratici - dice il capogruppo zonale di Fdi Francesco Rocca - la storia di Norma, donna e italiana, non può essere ignorata».

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