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Bimbo e parcheggiatore timbravano per i medici

Blitz in due ospedali. Camici bianchi incastrati dai video: oltre cento indagati e 13 ai domiciliari

Bimbo e parcheggiatore timbravano per i medici

I furbetti del «Cardarelli-no». Accade nel più grande ospedale di Napoli, il Cardarelli, ma il vizietto di timbrare il cartellino e, un attimo dopo, andare a farsi i cavoli propri, è il vero elemento aggregante tra parassiti italiani del Sud e quelli del Nord. Una sorta di «sovranismo della delinquenza occupazionale»: non c'è migliore espressione per definire chi, avendo la fortuna di un lavoro, lo infanga con manciate di assenteismo; alla faccia dei tanti disoccupati.

Ogni anno lungo l'intera Penisola centinaia di casi scoperti e molti di più che restano sottotraccia. Scandali, immagini vergognose in tv, minacce di licenziamento. Ma niente, il fenomeno non solo non diminuisce, ma aumenta. A riprova che, tra noi italiani, la gentaglia abbonda.

Il bollettino dello squallore da ieri si è arricchito di altri due casi: uno nel maggiore ospedale partenopeo, l'altro nel nosocomio San Giacomo di Monopoli (Bari). In entrambe le inchieste coinvolte anche «figure apicali» come medici e dirigenti sanitari. Che l'imbroglio avvenisse all'interno di luoghi di cura, speculando sulla sofferenza umana e psicologica dei pazienti, rende la vicenda ancora più inqualificabile.

Al Cardarelli risultavano regolarmente in servizio, mentre invece passavano solo il badge nel lettore e poi se la svignavano: ora in 62 (incastrati da video, intercettazioni e pedinamenti) sono indagati per truffa ai danni dello Stato; una prima tranche riguarda nove centralinisti, mentre in un secondo filone 54 tra impiegati e camici bianchi. Perfino un 12enne, figlio di uno dei furbetti, è stato ripreso mentre timbrava al posto della madre e di altri suoi colleghi: «Una scena che - secondo la Procura partenopea - dimostra la spregiudicatezza degli indagati». Tra i destinatari dell'avviso anche due medici, un pneumologo e un oncologo; mediamente mancavano 8-9 dipendenti al giorno, compresi un sindacalista e un consigliere comunale del Napoletano.

Ancora più sconvolgente il panorama di illegalità svelato nell'ospedale di Monopoli, dove perfino un parcheggiatore abusivo timbrava il cartellino al posto di alcuni dipendenti del nosocomio. I carabinieri hanno denunciato primari, dirigenti medici, infermieri, collaboratori amministrativi e operatori tecnici. Tredici (di cui 9 medici) sono finiti agli arresti domiciliari, per venti (altri 9 dei quali medici) è stato disposto l'obbligo di dimora. Il gip ha accolto integralmente le richieste cautelari della procura di Bari. Le indagini sono scaturite proprio dalla segnalazione di numerosi cittadini, in merito ai disservizi che quotidianamente si verificavano tra le corsie del San Giacomo.

«Una situazione vergognosa, considerato che i primi danneggiati sono gli ammalati, cioè una categoria debole e fragile», ha detto il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe. Per poi puntare il dito contro «i dirigenti medici, gente laureata, che lavora in posti di grande responsabilità e dovrebbe dare l'esempio agli altri: se da loro invece vengono esempi di questo tipo, vuol dire che la situazione del Paese, dal punto di vista della tenuta etica, è disperata».

Appunto.

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