Politica

Bluff pensioni, tutto rinviato di un anno

Renzi posticipa al 2017 la flessibilità in uscita: si chiamerà «Ape». E per tagliare il bollo auto vuole aumentare la benzina

Roma Renzi si affida all'Ape sperando che non lo punga. L'ultima trovata del premier si chiama proprio come l'insetto ed è l'acronimo di «anticipo pensionistico». Nel consueto filo diretto sui social network il premier ha ribadito che «ci siamo impegnati a intervenire nella legge di Stabilità 2017» e poi si è sbilanciato. «Si chiamerà Ape: c'è già il simbolo e il logo», ha detto aggiungendo che consentirà di «anticipare, con una decurtazione economica, l'ingresso in pensione solo per un certo periodo di tempo».

L'obiettivo è venire incontro a quegli «sfigati (ma gli esodati non saranno certamente contenti dell'epiteto, come non lo sarà chi è rimasto controvoglia al lavoro) che stavano per andare in pensione» ma, a causa dello «scalone secco» voluto dalla riforma Fornero, hanno «perso il treno». La misura permetterà ai nati tra il 1951 e il 1953 di andare in pensione prima del tempo debito con una penalizzazione economica.

Quella che viene presentata come una grande novità, in realtà, è molto meno intrigante di come viene descritta. Innanzitutto, la misura sarà operativa solo dall'anno prossimo nonostante il governo si sia fatto carico della questione già da un biennio. In secondo luogo, la possibilità sarà concessa solo a chi nel 2017 avrà un'età compresa tra 64 e 66 anni. È chiaro che l'intento è quello di minimizzare un esborso che il sottosegretario Tommaso Nannicini aveva quantificato in 5-7 miliardi all'anno. Non è detto poi che tutto fili liscio come l'olio in quanto il premier ha precisato che deve ancora avviarsi il confronto con le parti coinvolte, dai sindacati all'Unione europea. E i rappresentanti dei lavoratori, a partire dalla Cisl, non sembrano contenti. L'ipotesi della staffetta generazionale (con i contributi mancanti pagati dalle imprese), rilanciata dal presidente di Confcooperative, Maurizio Gardini all'assemblea della confederazione, sembra quanto meno più praticabile.

Il premier, poi, non ha chiuso la porta all'ipotesi di abolire il bollo auto sostituendolo con un aumento delle accise, riprendendo così una proposta del partito del sindaco di Verona, Flavio Tosi. «Non è una cattiva idea, ma intelligente e dall'utilità concreta perché in questo caso pagherebbe solo chi usa, consuma, inquina», ha riconosciuto. Una proposta di legge in tal senso è stata di recente depositata da Fare! e calcola che con 15 centesimi circa di aumento dell'accisa sui carburanti si potrebbe fare a meno dei 6,5 miliardi di euro che entrano nelle casse dello Stato attraverso il bollo. Insomma, Renzi cerca di espandere il suo orizzonte politico sempre di più verso il centro non scontentando la sinistra (l'ex ministro Damiano era soddisfatto dell'annuncio renziano). Ma sempre parole rimangono come la rinnovata promessa di tagliare l'Irpef nel 2018.

GDeF

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