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Boeri in bilico studia l'uscita: se non mi volete all'Inps lascio

«Nel caso in cui la commissione Lavoro della Camera e la commissione Lavoro del Senato dovessero esprimere un parere negativo circa la mia nomina a presidente dell'Inps, ritirerò la mia disponibilità a ricoprire questa funzione». Il presidente designato dell'istituto di previdenza sociale, l'economista Tito Boeri ( nella foto ), ieri in audizione alla Camera, ha sorpreso i suoi interlocutori, dicendosi disposto a un passo indietro ove mai deputati e senatori non dovessero ratificare la sua nomina. Mossa ancor più sorprendente se si considera che il parere delle commissioni competenti è solo consultivo rispetto alla decisione del governo. In ogni caso, ieri alla Camera si è consumato un passaggio meramente rituale che il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (minoranza Pd), e alcuni esponenti di centrodestra volevano trasformare in una sorta di «forche caudine» per il fondatore de lavoce.info . Che ha messo così il Parlamento dinanzi alle proprie responsabilità: far saltare la nomina o accettarla? In ogni caso, Renzi, che ha fortemente voluto Boeri all'Inps, sarebbe pronto a nominarlo commissario straordinario pur di averla vinta, come documentato dal Giornale qualche giorno fa.

Sempre ieri la commissione Lavoro della Camera è stata teatro delle audizioni dei sindacati in materia di Jobs Act. Sostanzialmente confermata la spaccatura tra le sigle principali. Il nuovo contratto a tutele crescenti, secondo il segretario confederale Cgil Serena Sorrentino, «liberalizza i licenziamenti e rende precario il contratto a tempo indeterminato». Il segretario della Uil, Carmelo Barbagallo, ha rimarcato che le imprese «non possono stare tranquille perché riprenderemo le tutele nei contratti aziendali», cioè nel secondo livello di contrattazione.

La Cisl, pur contraria ai licenziamenti collettivi, non ha cercato lo scontro, preferendo spostare il confronto sulla riforma della legge Fornero sulle pensioni.

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