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Boeri svela la verità: "Manovra pro Sud. E non porterà lavoro"

Il presidente dell'Inps boccia le misure: quota 100 è fatta per i dipendenti pubblici

Boeri svela la verità: "Manovra pro Sud. E non porterà lavoro"

Superare la Fornero? Dare il reddito di cittadinanza? È davvero possibile? «I soldi ci sono». A dirlo è il vicepremier Luigi Di Maio. Niente affatto. I soldi non ci sono. O meglio gli effetti di questa manovra saranno negativi e a pagarla saranno i giovani. Parola di Tito Boeri. L'economista che da quattro anni guida l'Inps si dichiara preoccupato. Sono giorni che va ripetendo la stessa cosa. Ormai è diventato il nemico numero uno di una manovra fin troppo miope, concentrata com'è a fissare l'attenzione sul presente senza pensare al prossimo futuro. E per cercare di essere ancor più efficace nel suo nuovo ruolo di antagonista della compagine giallo-verde cerca di seminar zizzania tra gli alleati. Come? Semplicemente ricordando che la manovra favorisce il Sud a detrimento del Nord. Del fatto che il reddito di cittadinanza vada a beneficio, in una percentuale più ampia, ai non occupati del Meridione (proprio là dove il Movimento Cinque Stelle aveva raccolto la messe più ampia di voti alle Politiche di marzo), Boeri aveva già allertato l'opinione pubblica. Ora, però, il presidente dell'Inps si spinge più in là e suggerisce un altro aspetto di una manovra molto connotata geograficamente. «Bisogna essere trasparenti sul profilo distributivo dei provvedimenti che si intendono adottare - ammonisce Boeri -. Si dice spesso che la quota 100 andrà a beneficio del Nord. In realtà più del 40% delle risorse per questa misura andrà ai pensionati del pubblico impiego. Come già per il reddito di cittadinanza, anche questa scelta è fortemente sbilanciata in favore del Sud». Un esempio? Boeri prende il Veneto «Credo che non più del 2-3% delle risorse andrà a regioni come il Veneto che conta circa l'8-9% della popolazione». Boeri rincara la dose, se possibile. Entrando nei dettagli di questa manovra. «Trasferire risorse da chi lavora a chi non lavora è un percorso sbagliato. Ci vuole più occupazione il che significa pensioni più alte». Boeri, intervenendo alla festa per i 120 anni dell'Inps, presso il complesso monumentale della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia, indica anche quale sia - a suo avviso - l'unica strada perseguibile. «Il percorso - dice - è quello di alleggerire gli oneri su chi lavora. Questo è un percorso di successo. Al contrario, muoversi nella direzione opposta triplicando l'afflusso di chi va in pensione e di chi non lavora, significa colpire la fiscalità generale. Tutto ciò aumenta la spesa generale e diminuisce i contributi». «Poi non è detto che per uno che va in pensione - conclude - un altro entri nel mondo del lavoro, e comunque questo avrà un reddito basso con di riflesso una minore contribuzione. La Storia insegna che più prepensionamenti significa più disoccupazione giovanile. Un esempio? Il settore pubblico: chi uscirà, almeno nel breve, non verrà sostituito».

Insomma, a pensar male si fa peccato ma difficilmente si sbaglia. Che sia stata solo una mossa elettorale? La base leghista dovrà adesso accettare il rospo oppure spingere i dirigenti del Carroccio a far cambiare la manovra? Anche Mariastella Gelmini sospetta che di questo si tratti. «Il reddito di cittadinanza - dice la capogruppo di Forza Italia a Montecitorio - è una misura assistenziale ed elettorale. Guarda caso l'erogazione arriverà poco prima delle elezioni europee.

È una misura in continuità con gli 80 euro di Renzi».

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