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La Bonino rifiuta il "ricatto" del Pd: snobbata sulle firme

La lista correrà da sola dopo l'inutile pressing su Minniti. Ma Martina tende la mano

La Bonino rifiuta il "ricatto" del Pd: snobbata sulle firme

Roma - Pd-radicali, è già finito il grande amore? Emma Bonino considera chiusa la partita. «Ieri abbiamo spiegato come sia impossibile un apparentamento tra +Europa e Partito democratico a causa di una interpretazione surreale, prima che incostituzionale, della legge elettorale che il governo non ha rettificato. La risposta ufficiale è stata vi aiuteremo a raccogliere le firme, che è più o meno come dire se non avete il pane, vi daremo le brioche». Ma ancora peggio, dice, è la risposta ufficiosa. «Staremmo facendo grane per una questione di posti: cosa platealmente falsa, visto che il problema che poniamo riguarda i loro, non i nostri candidati uninominali». Risultato: «Saremo costretti ad andare da soli».

Dietro il braccio di ferro c'è una questione tecnica. Infatti per andare in coalizione, prima della raccolta, i radicali dovrebbero riempire dei moduli che indichino i nomi dei candidati nei collegi, che però verranno decisi all'ultimo momento. +Europa avrebbe quindi meno di una settimana per trovare le adesioni. Poi c'è anche una questione politica: il Pd starebbe cercando di mettere la Bonino sotto pressione, costringendola ad accettare le briciole nelle liste comuni. «Le firme con un po' di buona volontà si raccolgono in una mattinata», così una fonte renziana.

A gestire la trattativa per i radicali è stato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. «Non ce l'ho con Renzi, mi fido di lui». Ce l'ha con Minniti. «Ci ho lavorato per un anno alla lista europeista, ci ho provato in tutti i modi, ho bussato due mesi al Viminale ma ho trovato un muro di gomma». Il ministero dell'Interno, però, replica secco con una nota: la legge è chiara e non ha bisogno di interpretazioni. Gentiloni invece li ha aiutati, riducendo da 1.500 a 400 il numero delle firme necessarie. Però non si è risolto il problema principale, i tempi. «Si vorrebbe che +Europa raccogliesse le firme divinando, con un mese di anticipo, il nome di 348 candidati uninominali, che non esistono». Beffa finale: «Visto che non eravamo nel Parlamento uscente, la nostra sarà l'unica formazione non esentata dalla presentazione».

Il Pd adesso cerca di recuperare, perché anche un 1-2 per cento è oro colato. Per Piero Fassino «c'è il nostro impegno a sostenere la raccolta, un'intesa è interesse di tutti». Pure di +Europa, che rischia di restare fuori, dato che lo sbarramento è al 3%. Per Andrea Orlando «è uno sforzo che va fatto a prescindere dalle alleanze: però servono fatti, il tempo è poco». E per il vicesegretario Maurizio Martina «le porte per una collaborazione sono sempre aperte».

E si mobilitano le altre gambe del centrosinistra. «Mettiamo assieme le nostre forze - scrivono i promotori di Insieme Santagata, Bonelli e Nencini - .

Non è una semplice proposta tecnica, proponiamo un vero accordo politico».

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